Cristiana Capotondi sul palco dello Spontini riaperto: «Il dolore dietro i conflitti»

Cristiana Capotondi
Cristiana Capotondi
di Saverio Spadavecchia
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Sabato 27 Gennaio 2024, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 11:22

Questa sera, alle 21, il Teatro Spontini di Maiolati riapre e torna ad ospitare una stagione di prosa dopo tre anni di sospensione con lo spettacolo “La vittoria è la balia dei vinti”, scritto e diretto da Marco Bonini con Cristiana Capotondi. Nel giorno della memoria, uno spettacolo sull’assurdità della guerra. Una mamma di oggi mette al letto la sua bambina di 6 anni che le chiede, come storia della buonanotte, di raccontarle qualcosa di quando lei, la sua mamma, era bambina. La mamma pesca nella memoria e le viene in mente l'avventura della bisnonna Vittoria e di come il 25 settembre 1943, giorno del bombardamento a Firenze, aveva aiutato due gemelli. Prima dello spettacolo Cristiana Capotondi, dalle 18.30 alle 19, incontrerà il pubblico presso la biblioteca “La Fornace” di Moie di Maiolati Spontini. L’incontro è moderato dagli assessori Maria Ludovica Trillini e Sebastiano Mazzarini. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

Una madre che racconta di una guerra vissuta dalla bisnonna, “memoria” in equilibrio con la narrazione: come è possibile affrontare un tema del genere?

«Nessun racconto credo possa restituire la crudezza, il dolore e la disperazione che si nasconde dietro ogni conflitto. Noi ne parliamo oggi, in un’era social, che ce la racconta quotidianamente ma che non riesce a rendercela per quello è davvero. Lo sforzo che si può fare come genitore è raccontare delle storie, come in questa, fortunatamente a lieto fine. La storia di una nonna inizialmente algida ed altezzosa che viene attraversata dalla storia del bombardamento di Firenze e alla fine che si trasforma. Le sue convinzioni cambiano, diventando altro così come è diventata “altro” l’Italia e gli italiani dopo il 1945.

Questo spettacolo è la storia e la metafora di come gli italiani si siano dovuti reinventare dopo il secondo conflitto mondiale».

Un dramma del passato ma che racconta anche del presente, perché guerre e crisi sono ancora all’ordine del giorno e i protagonisti sempre inermi. È la memoria di tragedie condivise?

«La mamma racconta la storia della nonna, ma è davvero accaduto? Quella storia è diventata vera, ed ha costruito le identità di queste donne. Per questo è importante il come ci raccontiamo le storie. Onestamente molti di noi, nel 2024, non avrebbero mai immaginato di ritrovarsi a vedere guerre che nonostante la tecnologia sono ancora esattamente come quelle di 80 anni e più anni fa. Quelle di oggi sono guerre “tradizionali”, anche se nessuno di noi sa davvero com’è vivere in zone di guerra attiva».

Il pubblico da incontrare prima di uno spettacolo, come si affronta una platea in quei momenti?

«Per me incontrare il pubblico prima di uno spettacolo sarà una prima volta, perché mai prima mi era capitato. Immagino e credo che il mio modo di comportarmi sarà legato all’ascolto, perché io vorrò ascoltare le storie di chi ha vissuto situazioni di questo tipo. Ascoltare i racconti, conoscere le storie delle persone sulla seconda guerra mondiale. Io ne racconto una messa in scena da Marco Bonini, però vorrei davvero sentire le loro storie così come mi accade quando esco dal teatro e trovo gli spettatori che una volta finito lo spettacolo mi narrano quanto accaduto alle loro famiglie. Io voglio ascoltare e conoscere la storia del luogo in cui mi trovo, e questo il teatro ce lo può concedere».

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