MACERATA - La bella storia al plurale delle Marche si legge anche nelle trame e negli orditi dei corredi a cui le ragazze, da fanciulle, si dedicavano fino alla metà del ‘900. Una carta d’identità sociale per la sposa che con la grazia con cui veniva lavorato esprimeva la sua affidabilità mentre il numero dei pezzi e la qualità dei tessuti comunicavano lo status economico della sua famiglia.
L’evento
Oggi, il Museo della tessitura-La Tela a Macerata in collaborazione con l’associazione Gruppo Informale Identità Contadine ospita l’evento “All’opre femminili intenta. La sapienza delle mani fra tradizione, grazia e cura”. Le opere tessili raccolte negli anni, espressione dell’arte del pizzo, del merletto e dei ricami su tela dalla fine del ‘700, è al centro di un incontro culturale con la scrittrice Silvia Alessandrini Calisti e la psicoanalista Giuseppina Pieragostini. Oltre alla funzione del corredo come pilastro della stabilità sociale e come misura del valore di un soggetto femminile, sarà anche l’occasione per riflettere sulla riscoperta degli antichi lavori manuali come lo testimoniano i numerosi corsi sui social e le app per la condivisione dei lavori. Il che risponde a un’esigenza che vale la pena promuovere per dare un supporto operativo a politiche sociali o renderla spendibile nel mondo del lavoro.
Il contenitore
Il museo che si trova al numero 6 di Vicolo Vecchio a Macerata non è il solito museo. È anche un laboratorio didattico ed è l’archivio per le ricerche storiche di Patrizia Ginesi e Maria Giovanna Varagona.
Il lato rock
Questo lato “rock” emerge anche ad Offida, la capitale marchigiana del tombolo. Qui l’arte del merletto che risale al ‘400, si veste di contemporaneità fino a incontrare l’arte orafa. Sotto le dita abili e velocissime delle merlettaie, i “cann’itt” - i fuselli - creano capolavori su “lu capzzal”, il tombolo gonfio di segatura su cui riposa l’intreccio di fili, fissati da spilli e s’intrecciano con fili rigidi dorati, argentati, fluorescenti per realizzare gioielli da indossare.