Loris Riccardi è stato uno degli artefici del locale cult degli anni Novanta: «Cocoricò, onda travolgente»

Loris Riccardi è stato uno degli artefici del locale cult degli anni Novanta: «Cocoricò, onda travolgente»
Loris Riccardi è stato uno degli artefici del locale cult degli anni Novanta: «Cocoricò, onda travolgente»
di Elisabetta Marsigli
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Venerdì 16 Giugno 2023, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 10:33
È Cocoricò Tapes una delle anteprime mondiali della 59°esima edizione della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, in programma domenica 18 giugno, intorno alle ore 22, in piazza del Popolo. Il docufilm di Francesco Tavella ripercorre gli anni ’90, vissuti tra creatività e distruzione, quando la costa adriatica era la meta di una generazione che rispondeva al richiamo della musica dance. E lì,a Riccione, apparve l’iconica discoteca a forma di piramide chiamata Cocoricò, il tempio del divertimento, un teatro di espressioni artistiche, politiche e sociali: un luogo che accoglieva le emozioni e le angosce dei tempi passati e presenti.

L’artefice principale, il deus ex machina più creativo e innovativo era Loris Riccardi, capitato al Cocoricò poco dopo la sua apertura: «ho subito rivoluzionato l’aspetto della discoteca e della proposta, grazie all’incontro magico con l’architetto Demo Ciavatti che già aveva lavorato per il mondo della notte. Lui intervenne scenograficamente con un allestimento che omaggiava Mishima, traducendo perfettamente le mie inquietudini di quel periodo e successivamente ogni allestimento riguardava temi attuali. Un modo per mandare messaggi culturali, quello che mancava nelle discoteche di allora che oggi sono tornate di nuovo vuote e prive di contenuti».


Il rammarico


Riccardi tiene a sottolineare questo aspetto: «Se potessi tornare indietro ne approfitterei anche di più: mi rattrista come non si sia raccolto nulla di quel lavoro e ne sono deluso. Il mondo della notte è anche fatto di gente non bella e, se mal gestito, è una vera schifezza. Oggi nei posti di comando c’è gente che non capisce questo mondo, ora alzano le mani e ballano, fine».

Ma cosa farebbe oggi? «The sound of silence, questo lo slogan che lancerei oggi. Incontri serali dove ci si guarda negli occhi, senza nemmeno parlare troppo, partendo da un luogo sacro. Occorre fermarsi e resettare, guardarsi intorno, proporre un nuovo tipo di discoteca. La prima cosa che farei toglierei i dj, rivoluzionerei tutto…».

Gli anni '90


Energia, armonia, cultura, fu un mix esplosivo per gli anni ’90: «cercavamo di dare messaggi profondi e siamo stati in grado di formare uno staff d’eccezione, anche senza mandare via nessuno, ma trasformando le persone e l’ambiente. Eravamo anche contaminati dall’arte in generale e da una musica che oggi credo non esista più. Il passato diventa irripetibile, così come è irripetibile l’incastro magico tra le persone che collaboravano con me. Sono stato molto fortunato, incontri che cambiano la vita e che hanno forgiato un pensiero “moderno” senza deciderlo prima». Riccardi è preoccupato dell’oggi e incalza: «Oggi per questi ragazzi non fa niente nessuno, bisognerebbe chiuderle le discoteche, c’è un degrado pazzesco e invece ci vorrebbe una forte spinta motivazionale». Secondo Riccardi siamo lontano dal concetto di inclusione lanciato dal Cocoricò ante litteram, inclusione artistica, sociale e politica: da Enrico Ghezzi a NicoNote, dagli allestimenti suggestivi alla ricerca dei migliori dj nazionali ed internazionali. «Ho sempre messo insieme persone, non solo eterosessuali, ma non penso di essere stato moderno per questo. So solo che la collaborazione spaziava in tutti gli ambiti artistici: persino David Lynch ci chiese di collaborare, peccato avesse pretese troppo importanti, non solo dal punto di vista economico. Con Enrico Ghezzi nacque una splendida amicizia, così come con NicoNote, Maurizio e Christina dei Krisma, Manlio Sgalambro. C’era un’impostazione molto ampia, eravamo un’onda che ha travolto tutto».
 

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