Vincenzo Schettini, il professore influencere alla MacGyver: l'autore de “La fisica che ci piace” al Teatro dell’Aquila di Fermo. «Farò uno show sulla materia»

Schettini, autore de “La fisica che ci piace” al Teatro dell’Aquila di Fermo: «Farò uno show sulla materia»
Schettini, autore de “La fisica che ci piace” al Teatro dell’Aquila di Fermo: «Farò uno show sulla materia»
di Chiara Morini
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Venerdì 22 Settembre 2023, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 15:01
FERMO - Fisico, musicista, professore, influencer e scrittore, molto seguito sui social: Vincenzo Schettini, autore de “La fisica che ci piace”, sarà al Teatro dell’Aquila di Fermo, alle 18 di oggi, venerdì 22 settembre. Con un evento nel quale parlerà di economia circolare, Schettini di fatto aprirà il Green Loop Festival di Fermo.
Professor Schettini, come parlare di economia circolare ai non addetti ai lavori? 
«Vorrei trasmettere il concetto della legge fisica di Lavoisier che diceva “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Nel corso del mio spettacolo parlerò di questo, degli oggetti che possono essere conservati, di come le leggi fisiche sono in trasformazione. Un tempo noi buttavamo le cose, mentre invece oggi bisognerebbe ragionare nell’ottica del riciclo. Il riutilizzo del resto ha una connotazione scientifica: come un elastico che finché è nuovo e ha elasticità, può legare i capelli, ma quando la perde può essere riutilizzato per altri scopi». 
Il libro bestseller, sui social tanti follower: come nasce il progetto?
«La materia mi ha sempre intrigato, mi sono innamorato della chiarezza con cui la fisica spiega cose semplicissime, come per esempio il movimento, ma anche del mistero con cui accadono altre cose. Come insegnante ho una buona capacità comunicativa e poi, anche come musicista, sono un creativo, importante per la parte scientifica, da qui arriva questo progetto: anche una bottiglia di plastica può avere vite in più».
Perchè a volte la fisica non si digerisce? 
«Forse a scuola, quando si è piccoli, si gioca poco? I ragazzi sono contenti degli esperimenti, la fisica si può guardare, può divertire, può meravigliare. Il mio approccio è anche come quello dei docenti americani». 
Seguiva Mac Gyver? 
«Lo guardavo ogni tanto, anche se non lo seguivo proprio assiduamente. Se oggi ci fosse sarebbe molto utile. Ma devo dire che nella scuola di personaggi così, un po’ Mac Gyver, ce ne sono diversi, pure bravi».
Cosa manca alla scuola? 
«La libertà. I professori non ne possono più della burocrazia, sono stanchi di essere pagati poco. Il lavoro dei docenti non si ferma alle lezioni in classe, alle 18 ore canoniche, ma molte di più: ci sono i compiti da correggere, i corsi a inizio anno, le lezioni da preparare. I docenti dovrebbero essere più liberi di lavorare come vorrebbero, in presenza o con l’online. C’è frustrazione tra i docenti anche quando vedono che ci sono quelli che si impegnano meno, ma hanno lo stesso stipendio. Servirebbe più autonomia dal Ministero: le scuole ne hanno, e guardi che dico questo perché se un docente trasmette cultura con il buonumore, questo si riflette anche sugli studenti, che imparano meglio». 
Musicista, scrittore, influencer, fisico, professore: lei, però, come si definirebbe?
«Io mi definirei persona curiosa, perché con le mie lezioni e i video, penso di poter stimolare qualcuno. Sono tutte qualifiche le altre, sull’influencer credo di poterlo confermare, visto il numero di followers e di visualizzazioni dei video. Un influencer è una persona che influenza, entusiasma o deprime. Una giornalista, una volta, mi disse che i professori sono tutti influencer, e io sono d’accordo. Tra le cose che affronto è far capire ai ragazzi di svegliarsi, che chat Gpt non è la libertà, nemmeno se la si usa per farsi fare i compiti. Sto trattando anche queste cose».
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