La controcultura di Giardina. Il veterano della stand-up comedy con “Cabaret” il 17 aprile allo Sperimentale di Ancona

Un monologo che rivendica con orgoglio l’appartenenza alla storica tradizione della letteratura orale

La controcultura di Giardina
La controcultura di Giardina
di Saverio Spadavecchia
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Venerdì 12 Aprile 2024, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 13:00

Dopo i sold-out degli appuntamenti di Bologna, Bari, Milano, Torino e Roma, Filippo Giardina, veterano della stand-up comedy italiana, farà tappa al Teatro Sperimentale di Ancona il prossimo 17 aprile alle 21. Filippo Giardina dal 2001 porta in tour i suoi spettacoli di stand-up comedy nei maggiori teatri italiani, ma prima ancora, nel 2009, chiama a raccolta un collettivo di professionisti della comicità per dare vita a spettacoli di stand up comedy e nel 2009 fonda a Roma Satiriasi. 

L’undicesimo monologo

Ora però c’è una nuova tappa nella sua carriera, chiamata “Cabaret”, il suo undicesimo monologo. Nel viaggio iniziato da Giardina, lo spettacolo ora approda nelle Marche e “Cabaret” si può riassumere in un’unica parola: controcultura. Con questo termine ci si riferisce a quei movimenti culturali, filosofici, politici e religiosi che si oppongono alla cultura dominante della società. Un monologo che vuole prendere le distanze dalla comicità banale e improvvisata, rivendicando con orgoglio l’appartenenza alla storica tradizione della letteratura orale. Uno spettacolo che vuole “combattere” perbenismo e bigottismo, che secondo Giardina stanno diventando valori positivi. «È un problema, e non solo delle nuove generazioni di comici ma anche per cantanti e attori. Tutto è estremamente semplificato e c’è sempre la voglia di “uscirne bene” di fronte al pubblico per sentirsi dire che sei una brava persona. Le cose che mi hanno sempre interessato sono quelle cose che io trovo stimolanti, i “meandri bui” per così dire. Saranno 90 minuti di spettacolo, andando oltre si tratterebbe di sequestro di persona».

La tecnologia

Poi lo “spauracchio” della tecnologia con comici a caccia di like. «Ora vedo alle porte un periodo stimolante – prosegue Giardina – ho notato alcuni giovani che hanno qualcosa da dire, freschi, una ventata di novità dopo un’epoca di influencer».

Ma nonostante i “rischi”, quello del comico per Giardina è anche un mestiere divertente. «Il vantaggio è quello di non avere una grande responsabilità di quello che dico. Io non devo rispondere dei problemi, e di sicuro non è compito mio risolverli. Però quando questi emergono, quando ci sono follie ed esagerazioni, allora sì che diventa divertente stigmatizzarle. Più le cose vanno male e più mi diverto iniziando a fustigare tutti a partire da me stesso».

I tabù

Comico sì, moralista no perché come ha concluso Filippo Giardina: «Prova tu a far ridere qualcuno dicendo: “Dobbiamo rispettarci tutti ed esser tutti più buoni”. Non si divertirebbe nessuno. Il divertente dei miei spettacoli è quello di indagare e sconvolgere i tabù delle persone che ancora resistono, partendo ovviamente sempre dai miei. La sintesi perfetta di “Cabaret” è filosofia, politica, morte, prese in giro ad altri comici e un sacco di cazzate. Non temo “ritorsioni” dei miei colleghi o litigi, perché ho voluto strizzare l’occhio alla scena hip-hop. Il comico è l’essere vivente più vile del mondo, non alzerebbe mai le mani addosso ad un suo simile. Di questo sono assolutamente tranquillo».

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