Art bonus, Confindustria finanzia il restauro della lunetta di San Domenico a Urbino opera di Luca della Robbia

Il restauro della lunetta di Luca della Robbia a Urbino
Il restauro della lunetta di Luca della Robbia a Urbino
di Lucilla Niccolini
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Venerdì 7 Gennaio 2022, 11:27

URBINO - Molto più di mezzo millennio separa i due gesti di mecenatismo di cui la Lunetta di san Domenico ha beneficiato. Il capolavoro in ceramica invetriata di Luca della Robbia è la splendida decorazione del portale della chiesa di San Domenico di Urbino, che affaccia su Palazzo Ducale: rappresenta la Madonna con il Bambino tra i santi Domenico, Tommaso, Alberto Magno e Pietro Martire. Ora patrimonio della Galleria Nazionale delle Marche, sta per essere finalmente recuperata, grazie a un accurato lavoro di restauro.

La realizzazione
La realizzazione dell’opera dell’artista fiorentino, tra il 1450 e il 1451, era stata finanziata da Federico da Montefeltro. Fu Fra’ Carnevale, a fare da intermediario per la commissione a Luca della Robbia. E il Duca ne aveva garantito l’onorario: uno dei suoi primi gesti di quel mecenatismo rinascimentale, che ha fatto di Urbino un gioiello d’arte, dichiarato nel 1998 patrimonio mondiale Unesco.


Il mecenatismo
E grazie ad altri mecenati, si riuscirà a recuperare la lunetta. Iscritta negli elenchi dei beni da restaurare con l’art bonus, ha ricevuto una generosa donazione, di 10mila euro, da parte del Comitato Cultura di Confindustria Pesaro-Urbino. Circa un terzo della somma calcolata per portare a termine i lavori, che sono già a buon punto.

«Il restauro sta procedendo molto bene – annuncia il direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Gallo - e siamo riconoscenti per l’attenzione al patrimonio regionale mostrata dalla Confindustria, segno del profondo sentimento di appartenenza alle comuni radici culturali e territoriali di cui la Galleria Nazionale si fa interprete dalla sua fondazione».

Per troppi secoli il manufatto era rimasto esposto alle intemperie e alle piogge acide, sulla facciata della chiesa.

Distaccato nel 1973 e restaurato, era stato trasferito a Palazzo Ducale, nella prima sala dell’Appartamento della Jole, al piano nobile, all’inizio del percorso espositivo. Ma i sali, che si erano infiltrati durante la lunga permanenza all’esterno, hanno iniziato a riaffiorare, provocando il distacco della delicata invetriatura superficiale. Si riuscirà così a fermare definitivamente il processo di degrado, evidenziato da recenti verifiche.

La luce madreperlacea che emana dal bianco delle vesti delle sante figure, sullo sfondo di un cielo color lapislazzulo, tornerà a brillare a Palazzo Ducale. Sarà evidenza di quanto possa essere virtuoso il circolo che s’innesca quando la generosità dei privati dà una mano al patrimonio culturale della società.

«L’attenzione degli operatori economici attivi sul territorio – continua Luigi Gallo – aiuta il processo di crescita del tenore di vita a vantaggio di tutti: con l’indotto, ma anche con la fruizione del bello che il passato ci ha lasciato in eredità, volano di benessere sociale».

E di gratificazione estetica, quella che ci regalano a ogni visita i capolavori della Galleria Nazionale, cui si sono di recente aggiunte cinque pale: del Barocci, del Cantarini e del Pomarancio. Restituite alle Marche dalla Pinacoteca di Brera, arricchiscono la collezione, al secondo piano, di opere tra Manierismo e Barocco.

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