Andar per i campi a raccogliere le erbe selvatiche, è tornato di moda il foraging desiderio di cibo molto “in”

La botanica Sabrina Cesaretti
La botanica Sabrina Cesaretti
di Veronique Angeletti
3 Minuti di Lettura
Sabato 26 Febbraio 2022, 11:10

ARCEVIA - Va di moda il foraging, desiderio oggi molto “in” di cibarsi di erbe selvatiche. La riscoperta di un’usanza secolare, pilastro dell’alimentazione della civiltà contadina nelle Marche e non solo che, per merito di molte associazioni, sta ritornando in auge. Un “andar per i campi” che gode anche della grande voglia di natura, di vivere all’aria aperta per reagire alle severe regole di sicurezza del Covid-19.

 
La pratica
Una gustosa pratica che integra nella dieta vegetali commestibili spontanei ma che richiede ottime conoscenze botaniche. Perché se è vero che si va sul sicuro con le selvatiche facilmente riconoscibili come gli asparagi di bosco, le ortiche, gli strigoli, l’erba del cucco – detta anche sileni – e le vitalbe (da consumare rigorosamente solo appena sbocciate), tutte le altre erbe spontanee richiedono conoscenze che, una volta, si trasmettevano di generazione in generazione e adesso si trovano nei manuali. 


L’esperta
Sabrina Cesaretti, botanica, vive ad Avacelli, uno dei nove castelli di Arcevia e dedica una parte del suo tempo alla didattica. Con la Pro loco dell’antica Roccacontrada organizza piccoli corsi nel Chiostro di San Francesco con passeggiate mirate in cui racconta, spiega, aiuta ad identificare le spontanee. «L’importante – svela – è non scoraggiarsi. È del tutto normale dimenticare le caratteristiche appena imparate e fare confusione, ma basta un po’ di pratica». Ovviamente, si possono usare app dedicate al riconoscimento delle piante e libri illustrati ma Sabrina svela un trucco semplice, ancestrale e, quindi, molto efficace: «Iniziare con un tipo di erba, massimo due, e limitarsi a quello per poi ampliare la raccolta».

Avverte che l’andar per campi richiede degli accorgimenti ben precisi. «Innanzitutto, le “mangerecce” come le chiamiamo nell’alta valle del Misa, non devono essere colte “quando vanno in cima”. Tradotto dal nostro dialetto devono essere raccolte prima che fioriscano. Pena perdita di sapori, consistenza e principi attivi».


La mappatura
Poi suggerisce di mappare i luoghi. «Osservare le fioriture consente l’anno dopo di sapere esattamente dove si troveranno le piante essendo di solito delle perenni». In sintesi, tenere un piccolo diario. «Perché aiuta a sapere dove cercare la pianta e a pianificare la raccolta nella stagione giusta». E anche ad avere informazioni sulle aree bio e quelle concimate chimicamente. Si raccomanda di non strapparle ma di tagliarle con un piccolo coltello al fine di risparmiare le radici e consentire alle erbe di “ricacciare”. «Fare tabula rasa è ledere l’ecosistema, meglio lasciare che la pianta continui a colonizzare l’area. Altrettanto inutile è raccogliere in quantità eccessiva». Un altro accorgimento è spostarsi con un cestino di vimini o una borsa in tessuto. «Le buste di plastica – osserva la botanica – favoriscono la fermentazione della pianta quasi immediatamente e quindi tolgono i principi nutraceutici».

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