Il marchigiano Scarduzio in un episodio della prossima annata di “The Crown”: «Scelto per la serie più amata e sono stato anche paparazzato sul set»

L'attore marchigiano Andrea Scarduzio
L'attore marchigiano Andrea Scarduzio
di Giovanni Guidi Buffarini
3 Minuti di Lettura
Lunedì 11 Aprile 2022, 16:27

LORETO - Un attore marchigiano in una delle serie più amate al mondo, “The Crown”. Lui è Andrea Scarduzio, di Loreto, e ai set più importanti sta facendo l’abitudine, l’anno scorso gli chiesi di raccontare la sua esperienza al fianco di Tom Cruise in “Mission: Impossible 7”.
Andrea, come è entrato nel cast di “The Crown”?
«Ho sostenuto un primo provino nel giugno dello scorso anno, il secondo ad agosto. La parte l’ho ottenuta così. Ma c’è un dettaglio che mi ha fatto particolarmente piacere, diciamo pure mi ha reso orgoglioso. Di solito, sono le agenzie che propongono i propri attori alle produzioni. In questa occasione invece, è stato l’ufficio casting di “The Crown” che ha contattato la mia agenzia specificando che erano interessati proprio a me».

 
Quale personaggio interpreta?
«Faccio affari con la famiglia Al-Fayed, per la precisione con Mohamed Al-Fayed, il padre di Dodi, il fidanzato di Lady Diana. Un bel personaggio, con tanto dialogo. Sono stati parecchi giorni di lavoro impegnativo e gratificante. Ho inaugurato il set e mi è anche accaduto d’essere paparazzato: una mia foto di scena è comparsa sul Daily Mirror, gliela allego».
Bello scatto. Chi ha conosciuto durante la lavorazione?
«Ho condiviso le riprese con un grande attore palestinese, Salim Daw. Un settantenne con l’energia di un ventenne e la curiosità di un bambino. Una bella persona davvero, abbiamo chiacchierato a lungo nelle pause. Mi sono trovato benissimo anche con il regista brasiliano Alex Gabassi, lo stesso della serie “Cresciuto dai lupi”, prodotta da Ridley Scott».
Avete girato, come tutti in questo periodo, sotto la spada di Damocle del Covid. È filato tutto liscio?
«Per fortuna, sì. Per fortuna e per organizzazione. Queste megaproduzioni fanno ciò che è umanamente possibile per evitare contagi. Le rivelo un dettaglio significativo. Quando avevo necessità di allenarmi in palestra, dovevo prenotare con largo anticipo e a quel punto avevo tutta la palestra per me. D’altro canto, o si fa così o sono guai seri, basta un positivo per fermare la lavorazione, e stiamo parlando di un set con centinaia di persone».
Il Covid ha anche provocato il rinvio della distribuzione di vari film già pronti.
«A chi lo dice. “Mission: Impossible” è finito, era stato annunciato per settembre, ora la Paramount lo ha fatto slittare al 2023. Il Covid ha bloccato tutto e ancora rallenta tutto. Ho partecipato al nuovo film di Roland Joffé, e non si sa quando arriverà sugli schermi. Idem per altri tre titoli in cui interpreto una parte».
A proposito di film bloccati. La prima volta che ho avuto il piacere di intervistarla, e ne è passato di tempo, lei mi parlò del film che aveva girato con il maestro Greenaway, “Walking to Paris”. L’internet Movie Database lo dà ancora in post-produzione.
«Ne so quanto lei. Greenaway è così, porta avanti mille progetti insieme. Mi auguro che “Walking to Paris” si decida a finirlo».
Quanto a lei, cosa bolle in pentola?
«Parecchia roba, grazie al cielo, incluso un adattamento del capolavoro di Bulgakov “Il Maestro e Margherita”.

Dopo 20 anni di duro lavoro, sto realizzando i miei sogni di bambino».

© RIPRODUZIONE RISERVATA