“Terra Sacra” alla Mole di Ancona, tra le opere in mostra “I tetti di Teheran” di Masturzo e cinque tavole di Zerocalcare

Un angolo della mostra "Terre Sacre" alla Mole di Ancona
Un angolo della mostra "Terre Sacre" alla Mole di Ancona
di Francesco Giorgi
3 Minuti di Lettura
Sabato 27 Novembre 2021, 08:05

ANCONA - Sono dodici tronchi di castagno sonori e sospesi, all’interno di ciascuno dei quali è stato posizionato un trasduttore tattile, un apparecchio elettronico che consente la propagazione del suono mediante il contatto diretto con la superficie sulla quale è adagiato. Si chiama “Concerto per natura morta” ed è un’installazione dell’artista Roberto Pugliese, uno dei 120 lavori che compongono “Terra Sacra”, progetto espositivo ospitato presso la Manifattura Tabacchi della Mole Vanvitelliana di Ancona.

 
L’idea
L’iniziativa nasce dall’idea di instaurare un dialogo tra l’arte contemporanea e i capolavori d’arte antica danneggiati – poi recuperati e restaurati in un deposito interno all’isola vanvitelliana - cinque anni orsono dal terremoto che devastò l’Italia centrale. La mostra, che apre i battenti quest’oggi e che terminerà l’8 maggio, è stata curata da Flavio Arensi e organizzata e prodotta dal Comune di Ancona e dal Museo Tattile Statale Omero, con il Fondo Mole Vanvitelliana e la collaborazione della Soprintendenza delle Marche e della Fondazione Cariverona. Accompagna la rassegna un accattivante catalogo edito da Skira, con testi di Flavio Arensi, dell’antropologa Piera Talin e dei documentaristi Alessandro Tesei e Danilo Garcia di Meo. 


Le opere
Le opere esposte sono state realizzate da 35 autori e si inseriscono all’interno di un’analisi (rispettosa e profonda) del crollo come metafora della ferita e della crisi, della rottura delle relazioni, «di quel gomitolo di concause che invita a riflettere su una cognizione del dolore data dalla distanza e dalle macerie di questo tempo», scrive Arensi nell’introduzione al catalogo, parafrasando Gadda.

L’impianto espositivo indaga il rapporto tra l’uomo e la terra inteso nei suoi risvolti urbani e sociali, incentrato sulla necessaria ricostruzione di un legame di appartenenza – sacro e affettivo - sempre più minacciato dai disastri naturali, dalla cementificazione ed espropriazione, dalla colonizzazione e dall’avvelenamento dei territori.

Suddivise in cinque sezioni, sono esposte fotografie (tra cui “I tetti di Teheran” di Pietro Masturzo, vincitore del World Press Photo 2010) installazioni, opere visuali, sonore e tattili.

Sono presenti anche cinque tavole della serie “Macerie Prime” e “Macerie prime sei mesi dopo” di Zerocalcare. E ancora opere di Gina Pane, Quayola, Titina Maselli, Leonardo Cremonini, Gregorio Botta, Flavio Favelli e molti altri ancora. L’allestimento è stato realizzato dall’architetto Andrea Mangialardo. 

Le opere danneggiate
«L’idea di Terra Sacra nasce nel 2016 quando, pochi giorni dopo le scosse del sisma, iniziammo a raccogliere in una sala della Mole le opere d’arte danneggiate, creando uno spazio di pronto soccorso e restauro di questi beni preziosi, che sarà adibito al recupero di opere d’arte per altri trent’anni», ha spiegato l’assessore alla cultura del Comune di Ancona Paolo Marasca, in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa svoltasi ieri, a cui hanno partecipato anche il sindaco Valeria Mancinelli, il curatore della mostra Arensi e il presidente del Museo Statale Omero Aldo Grassini.

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