Kammeroper alla Mole, il via con il celebre intermezzo buffo “Il Maestro di cappella”

Il Maestro Alessandro Corbelli
Il Maestro Alessandro Corbelli
di Fabio Brisighelli
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Lunedì 31 Agosto 2020, 05:20
ANCONA - Ci siamo: domani, primo settembre, prende il via la stagione lirica del Teatro delle Muse, che si configura come una rassegna in tre serate (dopo la prima, le altre due sabato 5 settembre e mercoledì 9 settembre, sempre alle ore 21) di teatro musicale da camera, sotto il titolo di “Kammeroper alla Mole”, posto che gli spettacoli, per le difficoltà organizzative di un allestimento al chiuso in questi tempi di pandemia, vengono allestiti all’aperto nella Corte della Mole Vanvitelliana (in caso di pioggia alle Muse.
Sono tre pièces lirico-teatrali di genere diverso, comprese tra Settecento e Ottocento, fuori dal consueto repertorio. Si inizia con il celebre intermezzo buffo napoletano “Il Maestro di cappella” di Domenico Cimarosa (composto tra il 1786 e il 1793) ; si prosegue nella successione indicata delle date con l’operetta parigina a tre voci “Pépito” di Jacques Offenbach, una sorta di opéra-comique (metà degli anni ’50 dell’Ottocento) che nello stile tipico del genere alterna brani cantati a dialoghi parlati. Si chiude quindi con la serenata teatrale “Marc’Antonio e Cleopatra” di Johann Adolf Hasse, eseguita nel 1725 a Napoli da due stelle del palcoscenico del tempo, il contralto Vittoria Tesi e il castrato Carlo Broschi Farinelli, il più grande dei celebri evirati cantori, qui nel ruolo “en travesti” della regina egizia.
Il programma, originale e stimolante, è stato curato dal direttore artistico Vincenzo De Vivo. Scorriamone brevemente i contenuti, di queste tre operine di autori diversi cominciando dal “maestro” cimarosiano. Questo componimento, intermezzo o monologo comico che si voglia definire e che tanto piacque a Goethe e a Napoleone, è una gustosa parodia del maestro di cappella settecentesco. La voce cantante protagonista è quella del grande baritono “buffo” Alessandro Corbelli, accompagnato dai solisti dell’Orchestra Filarmonica Italiana diretta da Sebastiano Rolli, il quale nella sua “folle” prova d’orchestra si impegna a interpretare anche arie di Rossini e Donizetti. 
Con l’atto unico (“Pépito”) di Offenbach, il decano e il re dell’operetta nella Parigi di metà Ottocento, si entra un po’ nel clima di questa espressione artistica amata dai nuovi ceti borghesi e cittadini che frequentavano i cafés chantants e i teatri di vaudeville. Di questa composizione a tre personaggi: Vertigo, il factotum del paese in stile barbiere Figaro di Rossini, poi Miguel e Manuelita destinati all’incontro sentimentale finale (nonostante il titolo, Pépito è solo citato e in scena non compare mai), si apprezzano la gaiezza e il brio. C’è in questa rappresentazione un’altra presenza famosa di “buffo” cantante, quella del baritono Alfonso Antoniozzi, affiancato dal tenore Pierluigi D’Aloia e dal soprano Maria Sardaryan. Marco Guidarini dirige l’Orchestra Sinfonica Rossini.
Il terzo e ultimo appuntamento è con la serenata a due voci in due parti del compositore tedesco Hasse, conosciuto come “il caro sassone”, che opera in ambiente napoletano. Si tratta di un’opera d’occasione commissionata dal ricco consigliere regio Carlo Carmignano per celebrare il compleanno dell’imperatrice Elisabetta di Brunswick, moglie dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo (Napoli è sotto il dominio austriaco) ed eseguita nella sua residenza di campagna nel 1725. La trama della serenata, pur in assenza di azione, ripercorre le drammatiche vicende finali di Marco Antonio e di Cleopatra, ma l’occasione lieta della serenata impone di stemperare l’amara conclusione con un’esaltazione della coppia imperiale. Ne sono interpreti alla Mole due autorevoli voci dell’opera barocca: il contralto Delphine Galou e il soprano Sophie Rennert, con l’Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone.
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