ANCONA - Siamo alle pulizie di Pasqua e al cambio degli armadi. Chiudere gli occhi di fronte a tutto quello che si è stratificato in casa è veramente difficile. Si mette in ordine ma buttare è spesso una impresa. Eppure, ogni volta che ci troviamo in uno spazio aperto e sgombro proviamo una sensazione di benessere, di distensione, l’impressione tangibile di una migliore circolazione dell’energia e di una mente più efficiente, un senso di possibilità. Fare spazio è quindi una scelta fondamentale per il proprio benessere.
Richiede impegno costante e volontà ma è alla portata di chiunque e i benefici che offre sono concreti e contribuiscono alla nostra stabilità. Alle volte, infatti, non basta semplicemente mettere a posto. Negli oggetti ci sono ricordi, emozioni, legami e il disagio che si avverte nel lasciare andare qualcosa non è semplice da affrontare. Ci vuole impegno. Ma togliere qualcosa che non serve più alla nostra vita permette di liberare energie, consente di fare entrare altro, non necessariamente oggetti, alle volte persone, nuovi atteggiamenti mentali, sentimenti. Quello che a noi non serve più può essere messo in vendita, regalato, dato in beneficenza.
Le strategie per mettere mano al caos sono numerose. Se vi sentite pronti per fare spazio, armatevi di pazienza, tempo, determinazione, onestà e un bel quaderno. Fate un’impietosa lista dei luoghi che avete eletto a magazzino: cassetti, armadi, ripostigli, box, cantine, scatole, armadietti del bagno, dei medicinali, automobili, librerie, pensili della cucina. Non dimenticate tablet, smartphone e PC. Fissate un appuntamento e un tempo fisso per il vostro setacciare luoghi e oggetti e datevi un tempo. Quello che realisticamente potete. Un weekend, un giorno fisso, una fascia oraria. Inserite l’impegno nella vostra agenda e portatelo avanti nel tempo. E usate metodo. Una stanza alla volta, un “luogo” (scatola, cassetto ecc.) alla volta. Ogni volta che prendete in mano un oggetto (il contatto fisico è importante) fatevi due simpatiche domandine. La prima è “Mi serve? è qualcosa che devo conservare? La seconda, non meno interessante “Perché ho questo oggetto?”. Potrà essere utile stabilire una “area di quarantena”, una scatola in cui riporre gli oggetti, prima di eliminarli in maniera definitiva, entro una certa scadenza (es. uno o due mesi). Lo stesso vale per gli armadi che sono pieni di vestiti che, magari, non mettiamo più da anni, perché non ci entrano più, perché il nostro fisico è cambiato oppure, semplicemente, perché non vanno più di moda.
Gli armadi delle persone comuni non sono mai come quelli delle pubblicità.