Perché questa lettura lei l’ha definita clandestina?
«Perché Flaiano è stato e ancora è un autore clandestino. Quando era fra noi, non è che fosse poi tanto considerato. Ora vengono stracitati i suoi aforismi. Ma Flaiano è molto più che un artefice di brillanti, spiritosi aforismi. È un autore complesso, che ha smatassato il filo della vita italiana (di ieri ma anche di oggi) in pensieri di straordinaria lucidità, espressi in una lingua perfetta, musicale. Pensieri da cui io e Spinetti, sposando le parole alla musica, ci proponiamo di far decantare i significati più profondi».
Proprio ne “La solitudine del satiro”, Flaiano scrive: «Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano». E tuttavia ha parlato, e molto chiaro anzi sferzante nei confronti di noi italiani.
«Sì, Flaiano ci ha descritti con severità. Ma senza mai giudicare dal di fuori, mettendosi sempre in mezzo a noi. Ci piacerebbe che dal nostro spettacolo emergesse il sottile aspetto pedagogico di Flaiano, come di un padre che fa le raccomandazioni a un figlio. Ma noi italiani si direbbe che non vogliamo ascoltare la sua lezione di libertà: di pensiero e di comportamento».
Con che criterio ha scelto i testi da leggere?
«La scelta dei testi è stata la cosa più difficile. “La solitudine del satiro” è già una selezione: degli articoli che Flaiano scrisse dal 1957 al 1972. Ho dovuto dunque operare una selezione nella selezione. Ho deciso di scegliere un articolo per anno, quindi 16 articoli, una sorta di estratto culinario, un concentrato da sciogliere per mezzo della voce e della musica».
Ci parli della collaborazione con Francesco Spinetti
«Con Spinetti, che è membro della Piccola Orchestra Avion Travel, ci conosciamo da oltre 30 anni, abbiamo fatto tante cose insieme, sia al cinema che sul palcoscenico, mi piace ricordare “La guerra vista dalla luna”. In generale, la forma del melologo - lo spettacolo per voce recitante e musica - mi è affine, l’ho praticata molto».
La musica verrà improvvisata o è scritta?
«La musica Ferruccio l’ha scritta, la eseguirà come in un concerto. E un concerto non è mai uguale a un altro concerto. Ogni serata fa storia a sé, ogni serata è un po’ diversa dalla precedente e dalla successiva. Io non posso leggere esattamente allo stesso modo, lui non può suonare esattamente allo stesso modo. Perché il pubblico è diverso e noi artisti reagiamo al pubblico».