Agostina Segatori, la musa degli
impressionisti partita da Ancona

Agostina Segatori, la musa degli impressionisti partita da Ancona
di Antonio Luccarini
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Domenica 10 Dicembre 2017, 16:11
Forse il suo nome suggerisce poco o niente agli uomini e alle donne del nostro presente, ma se si mostra la sua immagine il discorso cambia del tutto. Il suo volto e la sensualità emanata dalla sua avvenente figura riescono ancora a colpire e a “stregare”, dai quadri che l’hanno ritratta, lo sguardo dei visitatori che di solito affollano le sale dei più famosi musei del mondo. Quello della bella marchigiana conosciuta a Parigi come la “bella italiana” è stato, nel passato, un viso celebre. Agostina Segatori, infatti, è stata, ai tempi della sua giovinezza, una delle modelle più ricercate, una che ha avuto il privilegio di essere immortalata nelle tele dei più geniali pittori dell’epoca. Corot, Dantan, Manet, Gerome, Delacroix ma soprattutto Van Gogh. 

Le origini marchigiane
Agostina Segatori era nata ad Ancona il 9 ottobre del 1841- così recitano i dati anagrafici desunti dl suo certificato di morte. Di questa permanenza in Italia e nelle Marche non restano tracce di sorta e la stessa Agostina sembrava, apparentemente, averla dimenticata. Neanche si conoscono i nomi dei genitori e la professione esercitata; ma alcune fonti ritengono che la famiglia di Agostina provenisse dalla Ciociaria, forse perché la maggior parte dei ritratti in cui fece da modella la vedono indossare un tipico costume ciociaro, quello usato, precisamente, nella zona di Anticoli. 

Lo sbarco in Francia
Fino al 1860, anno in cui ,diciannovenne, viene dipinta da Corot, irrompendo improvvisamente nella scena mondana parigina con il suo conturbante fascino di bellezza mediterranea, di Agostina Segatori non si ebbero notizie né fu chiarito il motivo del suo trasferimento in terra di Francia. A tal proposito c’è chi azzarda l’ipotesi che sia stato lo stesso Corot, dopo averla conosciuta durante un viaggio in Italia, a portarla con sé nella capitale francese. Altri invece suggeriscono che sia stata una zia, che si trovava in Francia e si guadagnava il pane facendo la modella, ad invitare la giovane. 

La volta di Manet
Dopo Corot fu la volta di Manet e di Gerome, e poi di un pittore, Dantan, con cui ebbe un grande amore e da cui ebbe l’unico figlio, Jean Pierre. Il figlio che divenne uno stimato restauratore e corniciao, non fu mai riconosciuto dal padre, portò sempre il cognome della madre, accanto a quello del patrigno, Moriere, che volle, in seguito, sposare la bella italiana. “L’Italiana” era il nomignolo che le avevano dato nel quartiere di Montmartre e che compariva spesso come titolo nelle famosissime e citatissime tele che la ritraevano. Con il passare degli anni, Agostina, continuando ad essere di mente libera e spregiudicata, si era fatta saggia e al comparire delle prime rughe aveva capito che la carriera di modella era ormai arrivata alla fine e che occorresse dare una svolta significativa alla sua vita. La bella anconetana allora volle mettere su un locale che risultasse un originale punto di ritrovo per tutti i “nottambuli” della città dalle mille luci. Agostina, dapprima, provò ad avviare un caffè in rue De Richelieu, ma non era la zona più adatta così volle aprirne un altro in un quartiere più vivace e movimentato. Al n.62 del Boulevard De Clichy , al centro di una febbrile vita notturna aprì i battenti il bistrot di Agostina. Si chiamava “Cafè du Tamburin” perché seggiole e tavoli avevano la forma dei tamburelli che accompagnavano di solito le musiche folkloristiche italiane. E il legame con l’Italia era ribadito dai costumi che indossavano le cameriere. E fu in questo caffè che si legarono i destini della bella Agostina e con quelli del pittore olandese Vincent Van Gogh. Correva l’anno 1887. La storia, come tutte quelle che aveva vissuto l’irrequieta italiana fu di breve durata. Furono sei mesi di turbolenta, divorante passione. 

La passione divorante
Agostina, che posò per il pittore nel tradizionale costume ciociaro e in una serie di nudi, mise a disposizione il suo bistrot per esporre le opere del suo amante. In un celebre quadro Vincent van Gogh la dipinse seduta ad uno dei celebri tavolini del caffè con lo sguardo perso in lontananza. In quello sguardo triste, malinconico e distaccato sembra prefigurarsi la fine imminente del loro rapporto. Ed in effetti si lasciarono senza drammi e senza quei furiosi alterchi che avevano caratterizzato la breve stagione del loro amore. Separati, ognuno dei due andò incontro ad un amarissimo destino: il dramma della follia per van Gogh, il tracollo economico e il conseguente stato di miseria per l’Anconetana che aveva ammaliato i più grandi pittori della scena parigina con la sua bellezza bruna. Poverissima, malata, sola, senza alcun fascino Agostina finì i suoi giorni a Parigi il 3 Aprile del 1910. 
 
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