Francesca e l'intelligenza artificiale
«Lavoro per dare un'etica alle macchine»

Francesca Rossi
Francesca Rossi
di Lucilla Niccolini
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Domenica 27 Gennaio 2019, 13:00 - Ultimo aggiornamento: 16:56
Le sue letture preferite di bambina erano i fumetti dei super eroi. Immaginava un futuro in cui le persone potessero avere dei super poteri, grazie alla tecnologia. «In fondo, è diventato possibile con l’intelligenza artificiale, chissà forse sto realizzando il sogno di allora». Ma poiché non c’è super eroe che non si batta per il trionfo dei valori etici, da quelle storie Francesca Rossi deve avere preso inconsciamente spunto per la sua ricerca. Falconarese, laureata in Informatica all’Università di Pisa, dopo una brillante carriera scolastica, quindi accademica – è stata fino all’anno scorso docente ordinaria di Computer Science dell’ateneo di Padova – ha scelto di lavorare alla IBM di New York, dove le sue ricerche sull’intelligenza artificiale l’hanno portata ad approfondire il rapporto tra scienza ed etica. Ma lasciamolo spiegare a lei: «Il mio campo di studio ha già tantissime applicazioni nella vita di tutti i giorni. Le macchine sanno gestire interi aeroporti, ottimizzare i turni del personale, predire le vendite di un prodotto, tradurre da una lingua a un’altra, capire i comandi vocali, trovare la strada più breve tra due città, e giocare a scacchi meglio dei campioni. Ma non sanno realmente capire il significato di una forma letteraria, né la relazione tra le entità presenti in una immagine, e poi hanno una capacità di manipolazione degli oggetti ben inferiore a quella di un bambino». 

Le regole per le macchine
La ricerca di Francesca consiste ora nell’individuare le regole per le macchine nell’affrontare le nuove sfide proposte dalla tecnologia. «E come evitare possibili conseguenze indesiderate del suo uso: la possibilità che la macchina prenda decisioni eticamente scorrette, o che l’intervento dell’automa abbia un impatto negativo sul lavoro, sostituendo le persone anche in ruoli cognitivi oltre che manuali». L’etica applicata alla tecnologia? «Esatto. È anche necessario assicurarsi che i nostri valori siano chiari nello sviluppo delle nuove tecnologie informatiche, per evitare conseguenze dirette o indirette che risultino in deviazione dai principi etici della società civile». 

Il mare e la spiaggia nel cuore
Chissà se immaginava, bambina serena a Falconara, innamorata del mare, dove l’avrebbe portata la sua curiosità. «Figlia unica, non mi sono mai annoiata a giocare da sola: attività che richiedevano la manualità, tanti documentari sulla natura, e vecchi film in televisione. Poi, il tennis, che preferivo agli sport di squadra». È stato da grande che ha affinato la capacità di lavorare in gruppo, ne ha scoperto i vantaggi, al punto da scegliere una nuova strada, al di là della matematica e della fisica. «È eccitante confrontare le proprie conoscenze sull’intelligenza artificiale con studiosi di tutt’altre discipline: filosofi, psicologi, sociologi, economisti». Ha cominciato a Pisa, dov’era approdata dopo il liceo, quasi per caso. «Ero indecisa. Mi piaceva molto architettura, mi affascinavano il rigore, le forme, la simmetria e le proporzioni delle architetture classiche. Però mi attirava anche l’informatica, che era all’epoca una nuovissima disciplina, presente solo in pochi atenei italiani. Un mio compagno di liceo aveva già deciso di andare a Pisa a studiare Informatica, e io mi sono accodata a lui. Almeno avrei avuto un amico in una città sconosciuta». 

L’esperienza entusiasmante
A Pisa, un’esperienza entusiasmante. «In questa città piena di studenti di tutta Italia, ho vissuto le prime esperienze di vita indipendente e lontana dalla mia famiglia e dalle Marche, mi sono confrontata con altri modi di vivere e di pensare». Qui, fondamentale per lei diventa il professor Ugo Montanari, che la segue nella tesi di laurea e poi nel dottorato. «Mi ha insegnato il rigore scientifico e la serietà professionale, la perseveranza, la passione, l’affidabilità e la credibilità, tutti ingredienti fondamentali nel mio lavoro». Con questo bagaglio, vola negli States. «Con una borsa di studio del CNR, scelgo di passare l’anno alla Microelectronics and Computer Technology Corporation di Austin, Texas». 

La ricerca a livello internazionale
Il primo impatto con la ricerca di livello internazionale. «Allora, questo centro era all’avanguardia nell’intelligenza artificiale». Instaura collaborazioni destinate a durare negli anni, coltivate anche durante il periodo di docenza a Padova. Si prende un anno sabbatico ad Harvard. «In una istituzione meravigliosa, dove convergono studiosi di tutte le discipline. Quell’anno io ero l’unica informatica, in mezzo a matematici, chimici, biologi, astronomi, poeti, registi, artisti, e avvocati». L’istituzione spinge i partecipanti a lavorare insieme, creando continue occasioni di sinergia, innovative e inusuali.

L’intelligenza che decide da sola
«È stato qui che ho cominciato a riflettere sull’impatto dell’intelligenza artificiale sulla vita delle persone». È l’inizio del suo percorso nell’etica di questa disciplina scientifica. Quell’anno, ad Harvard, forse è anche una delle poche donne… «Non l’ho mai sentito come un handicap. Ho avuto la fortuna di lavorare con tanti colleghi uomini, che mi hanno sempre rispettato come ricercatrice e studiosa, indipendentemente dal genere. Certo, ancora oggi mi capita spesso di essere l’unica donna in una riunione o una tavola rotonda, o in una commissione. Le donne sono poche nel mondo scientifico, in Informatica in particolare. Si dovrebbe dare loro più opportunità: nel mio campo, un punto di vista diverso, necessario nel considerare l’impatto etico e sociale dell’IA». Alla IBM, dove Francesca ha scelto di proseguire le sue ricerche, sono riconosciute queste caratteristiche di genere? «Sì, al punto che il nostro amministratore delegato è una donna. L’IBM ha una storia di 108 anni, sempre all’avanguardia, anche rispetto a diversità e inclusione». 

L’interazione a 360 gradi
Dall’accademia all’azienda, che salto? «Qui ho la possibilità di interagire con persone e istituti di grande rilevanza: i maggiori esperti di intelligenza artificiale, ma anche politici, filosofi, sociologi, economisti, imprenditori. E poi, le Nazioni Unite, il Fondo Mondiale Economico, la Commissione Europea, su iniziative di impatto globale». Ha coronato i suoi sogni, anche se non erano così chiari nella mente di adolescente. «Adesso sto lavorando, insieme a molti altri, alla definizione di un coordinamento globale su IA, per riconoscere e scrivere le linee guida di uno sviluppo sostenibile. Un progetto concreto: fare in modo che la tecnologia ci permetta di raggiungere presto i 17 Goal di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Condizioni di esistenza sostenibile, con il contributo della digitalizzazione». Per migliorare la vita di tutti. 
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