Lockdown Roma, al Pigneto pub e bar si alleano per sopravvivere: «Aperti dalla mattina e cambiamo i menù»

Lockdown, al Pigneto pub e bar si alleano per sopravvivere: «Aperti dalla mattina e cambiamo i menù»
Lockdown, al Pigneto pub e bar si alleano per sopravvivere: «Aperti dalla mattina e cambiamo i menù»
di Laura Bogliolo
4 Minuti di Lettura
Domenica 8 Novembre 2020, 09:51

Hanno deciso di fare squadra «altrimenti non si sopravvive». E così chi vende panini fa arrivare la birra dal locale vicino, chi prima era specializzato negli aperitivi ora apre dalla mattina e serve piatti a pranzo, mentre il caffè arriva dal bar accanto. Prove di resistenza al Pigneto, storico quartiere della movida notturna che con la chiusura imposta dalle 18 ha visto moltissimi locali alzare le serrande dalle 10 in poi «modificando i menù».
LA SOLIDARIETÀ
«Tra noi commercianti abbiamo instaurato delle piccole collaborazioni - racconta Antonio Tobbia del negozio di street food Opulentia in via Ascoli Piceno - faccio venire la birra da un altro negozio, così come il vino dall'enoteca vicina». All'ora di pranzo il locale Mezzo ieri era stranamente aperto. Solitamente i tavolini si riempivano dalle 18 per l'aperitivo. «Ci stiamo diversificando, offriamo anche altro» dicono dal locale. Non si acquistano macchinette per il caffè, ma le tazzine le portano i bar vicini creando così un giro di solidarietà tra i commercianti della zona. «Prima eravamo aperti dalle 17, ora dalle 14 e nel weekend dalle 11 - spiega Serena Corrado di Birra + - collaboriamo con altri locali, ci aiutiamo anche per sconfiggere questo senso di alienazione che c'è nel quartiere». Proprio dall'isola pedonale era partita la protesta Il Pigneto si sveglia: serrande alzate dalle 5.30 il giorno in cui era entrato in vigore il Dpcm del 24 ottobre. Ora le parole d'ordine sono «reinventarsi» e «aiutarsi».

Lockdown, che Natale sarà? Addio rimpatriate familiari. Conte guarda i dati: «Non penso ai cenoni»

Ristori, salgono gli indennizzi nel nuovo decreto: attesi altri 1,5 miliardi di euro

Covid, la Svezia ammette: «La situazione è grave». E la Francia porta i malati in Germania


TAVOLINI VUOTI
Ma c'è chi ha il cuore spezzato vedendo i tavolini del suo ristorante vuoti. Dario Santilli, 67 anni, responsabile di Rete Imprese Pigneto è scoraggiato: «Oggi apro per cercare di coprire le spese, dopo venticinque di attività - dice da Infernotto - mi ritrovo con i tavolini vuoti, avevo fatto ordini per 500 euro e ora come faccio? L'asporto? È una barzelletta, la verità è che la chiusura dalle 18 ci sta uccidendo, alcuni colleghi continuano ad aprire ma incassano 10 euro al giorno».

Covid e lockdown, i divieti zona per zona: controlli e sanzioni, escluso il pugno duro Gialla, arancione, rossa: le regole


Solo qualche coppia a pranzo nel ristorante Da Domenico. «Con la chiusura serale abbiamo un calo del 70% dei clienti - dice Domenico Fofo da via Attilio Zuccagni Orlandini - le consegne a domicilio? Non le abbiamo mai fatte, c'è molta concorrenza, a pranzo ci salviamo con qualche coppia del quartiere che anticipa l'uscita alla quale non vuole proprio rinunciare». Tavolini vuoti anche da Cargo, locale che si affaccia sull'isola pedonale. «Le prime persone venerdì sono arrivate alle 16.30, avevo 30 tavoli occupati, ma alle 18 ho dovuto chiedere ai clienti di andarsene...». Alessandro Sanguigni, 49 anni, di Mozzichì parla di «tempesta perfetta». E racconta la sua storia: «Ho aperto il locale poco prima che scattasse il lockdown, stavano andando bene, poi c'è stata la pandemia e siamo stati chiusi, ora abbiamo riaperto ma poiché non rientriamo nelle categorie citate dal nuovo Dcpm prenderò la metà di quello che mi hanno dato prima, ossia soltanto mille euro e questo non è assolutamente giusto».
Punta sulle offertissime Daniela dell'omonima pizzeria e ammette: «A due dipendenti deve ancora arrivare la cassa integrazione». C'è poi un problema di sicurezza nel quartiere dove lo spaccio non è mai stato debellato. «Alle 18 - conclude Tobbia - nessuno è in strada, noi negozianti eravamo un po' un presidio per la sicurezza».
laura.bogliolo@ilmessaggero.it
 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA