Meglio andare in ufficio, che stare a casa in smart working in attesa delle bollette pazze. Nel trevigiano, le aziende sono d'accordo con il lavoro agile, ma sono i dipendenti che non lo vogliono. «È un fenomeno che stiamo osservando - conferma Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio Treviso-Belluno sulle pagine de Il Gazzettino - i costi triplicati di luce e gas stanno rendendo poco conveniente lavorare da casa».
Dopo il lockdown, la tendenza si sta invertendo, perché «chi prima risparmiava il costo del tragitto casa-lavoro, ora quel risparmio lo usa per pagare le bollette».
Corto-circuito
Ora sono le aziende a chiedere ai dipendenti di lavorare da casa, infatti, secondo l'osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, bastano due giorni di lavoro da casa a settimana per produrre un risparmio medio di 500 euro all'anno per postazione di lavoro, che in parte spende il lavoratore in smart working, fino a 400 euro l'anno.
Nella PA la musica è diversa. A Ca' Sugana, fa l'esempio Il Gazzettino, l'amministrazione comunale non sta spingendo sul lavoro smart, e sono a casa solo coloro che hanno un motivo valido per farlo e con posizioni previste dalla normativa vigente. «Per quanto ci riguarda - spiega Pozza - applichiamo il lavoro in smart working a rotazione. Ovviamente questa modalità non riguarda chi deve stare allo sportello, ma chi opera in ufficio. E, in base all'ultimo monitoraggio, circa il 60% dei nostri dipendenti ha accettato di ruotare».
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