Vendevano falso olio Cartoceto dop, condannati a svolgere lavori utili all’Auser. Il supermercato chiedeva 100mila euro di risarcimento

Vendevano falso olio Cartoceto dop, condannati a svolgere lavori utili all’Auser. Foto generica
Vendevano falso olio Cartoceto dop, condannati a svolgere lavori utili all’Auser. Foto generica
di Luigi Benelli
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Mercoledì 14 Febbraio 2024, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 17:04
CARTOCETO L’olio non era Dop di Cartoceto, il supermercato chiede 100mila euro di risarcimento. A processo con l’accusa di frode in commercio sono finiti i due amministratori di un’azienda agricola di Cartoceto. Si tratta de La Collina e del rappresentante legale Luciana Tomassini e dell’amministratore di fatto Domenico Bianchini.  


Rifilate tremila bottiglie


Secondo l’accusa, avrebbero venduto ad alcuni supermercati marchio Tigre tra Pesaro, Cesena e Ascoli Piceno oltre 3mila bottiglie di olio del valore totale di circa 36mila euro. L’olio era sicuramente extravergine e di ottima qualità, ma non era della denominazione di origine protetta Cartoceto, proveniente da uliveti di San Lorenzo in Campo e San Benedetto del Tronto. Grazie alla dicitura "Cartoceto dop", l’olio veniva venduto al pubblico, sugli scaffali del market, al prezzo medio di 25 euro al litro. Troppo per quello che realmente era. Tutto nasce con un controllo degli ispettori anti frode del Nas dei Carabinieri in un supermercato di Pesaro, i quali, insospettiti da quelle bottiglie, hanno verificato che nelle bolle di consegna non c’era scritto olio di Cartoceto, ma solo "extravergine italiano".

La frode

Gli inquirenti sono subito risaliti all’azienda agricola fino a contestarle il reato di frode in commercio. Secondo l’accusa, i rivenditori non riuscivano a soddisfare la richiesta dei vari supermercati e quindi, per non perderli come clienti, sarebbero ricorsi a quelle etichette non corrispondenti al prodotto. Ma in questo caso illegali. Le forniture non a norma risalgono al 2020 e al 2021. I supermercati avevano di fatto già venduto tutte le bottiglie quando è scattata l’inchiesta. Uno dei negozi ha però sostenuto di aver subito un danno all’immagine quando la notizia di quell’olio non Dop si è diffusa tra la clientela. Per questo ha deciso di costituirsi parte civile e di presentare un conto all’azienda di 100mila euro di risarcimento. I titolari dell’azienda però hanno proposto un risarcimento da 800 euro, dunque gli strascichi potrebbero continuare in sede civile. Ieri il difensore dei due imputati, l’avvocato Stefano Vichi, ha chiesto e ottenuto la messa alla prova, ovvero lavori di pubblica utilità all’Auser di Fano. Questi faranno estinguere il reato ed evitare la condanna.
 

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