La firma di Raffaello, il sindaco di Fano valorizza la scoperta di don Silvano: «Spunto per nuovi studi». Ecco le altre 4 R

La firma di Raffaello, il sindaco di Fano valorizza la scoperta di don Silvano Bracci: «Spunto per nuovi studi». Ecco le altre 4 R. Nella foto, i tre elementi della cosiddetta pala di Durante e, nei riquadri, la sigla RU e don Silvano Bracci
La firma di Raffaello, il sindaco di Fano valorizza la scoperta di don Silvano Bracci: «Spunto per nuovi studi». Ecco le altre 4 R. Nella foto, i tre elementi della cosiddetta pala di Durante e, nei riquadri, la sigla RU e don Silvano Bracci
di Lorenzo Furlani
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Venerdì 26 Gennaio 2024, 07:23 - Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 08:03

FANO Il genio e il mistero. Fioriscono le reazioni per la scoperta di don Silvano Bracci che nella lunetta della pala d’altare Madonna in trono con Bambino e Santi ha individuato le iniziali di Raffaello Sanzio.  La genesi dell’opera del Perugino prolungatasi per 9 anni (dalla firma del contratto nel 1488 alla consegna nel 1497 riportata sulla tavola dipinta) è una delle più affascinanti della storia dell’arte per il supposto contributo del precoce talento del divin pittore.

La disputa tra storici dell'arte

La cosiddetta pala di Durante realizzata per la chiesa di Santa Maria Nuova in San Lazzaro (e trasferita all’inizio del ‘500 nella sede attuale) è da secoli oggetto di disputa tra gli storici dell’arte, con opinioni profondamente divergenti, sull’ipotizzata presenza, nella lunetta e particolarmente nella predella, della mano di un giovanissimo Raffaello (nel 1497 aveva 14 anni), che sarebbe stato celebrato in vita come l’interprete più raffinato nell’arte della mimesi della natura, tanto che Pietro Bembo nell’epitaffio scrisse: “Quando visse, la natura temette d'essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire”.

La novità dopo 527 anni

La novità emersa dopo 527 anni - rivelata da don Silvano Bracci (guardiano per 10 anni, fino a 2012, del convento e della chiesa francescani di Santa Maria Nuova) e ricostruita dal Corriere Adriatico - sono le iniziali che richiamano Raffaello presenti nella tavola, mai documentate finora. «Sono sobbalzato - ha raccontato don Silvano - quando, osservando le decorazioni degli abiti liturgici, ho visto la sigla RU (la seconda lettera V secondo la grafia latina, ndr) nel ricamo della veste di San Giovanni Evangelista ritratto nella lunetta, chiara firma dell’autore: Raphael Urbinas».

Questo straordinario dettaglio, notato salendo sull’impalcatura montata a suo tempo in chiesa per una ripulitura della pala, l’ex guardiano di Santa Maria Nuova l’ha conservato per sé per 12 anni finché non l’ha rivisto nell’opera esposta nella sala Morganti del palazzo Malatestiano, dopo il restauro eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

La ricognizione visiva

Con una ricognizione dell’opera, osservabile ora nel suo originario splendore in tutte le sue parti a distanza ravvicinata, si possono individuare almeno altre 4 R: nella veste di Nicodemo sempre nella lunetta e, nella tavola centrale, nell’abito di San Ludovico di Tolosa, nel mantello della Vergine e nella sopraveste di Maria Maddalena.

Le forme delle greche non paiono richiamare altre lettere, salvo la V che segue la R, che potrebbe ricordare anche una A, alla quale sembra fusa (è documentato che Raffaello usasse i monogrammi RV e RA).

Dall'alto in senso orario, le R osservabili su Nicodemo, San Ludovico, Maria Maddalena e la Vergine

Come se per un'innata grazia, evidente nell'autoritratto disegnato appena due anni dopo, Perugino avesse affidato le decorazioni delle vesti all'adolescente Raffaello, che nel 1500/1501 avrebbe dipinto l'Angelo della pala Baronci di Città di Castello, la cui espressività don Silvano Bracci ritrova nel San Giovanni Evangelista della pala di Fano.

Rilievi inediti

Rilievi inediti, ora offerti all’analisi storiografica per fare chiarezza sulla partecipazione di Raffaello all’opera di Perugino.

«Questo è un nuovo rilievo straordinario e credo importantissimo - osserva il sindaco Massimo Seri -. Ovviamente va confermato con nuovi studi, di cui può essere lo spunto. Mi sembra interessante anche l’analogia, riportata dal Corriere Adriatico, con la decorazione del mantello del San Sebastiano di Raffaello di 3/4 anni dopo».

Gli esami eseguiti all’Opificio delle Pietre Dure durante il restauro accreditano come nuova ipotesi che la lunetta possa essere stata concepita per un’altra opera e adattata alla pala di Fano per non ritardarne oltre la consegna. Scenario compatibile con il ruolo di collaboratore che un recente indirizzo storiografico attribuisce al giovane Raffaello, per il suo precoce ingegno pittorico, nella bottega di Perugino, gestita come un’impresa con molte committenze da eseguire.

La problematica secolare

Lo storico dell’arte Rodolfo Battistini, che ha svolto studi su questa pala, ringrazia don Silvano Bracci «per la sua ricerca. Ha fatto molto bene a rivelarla, tutto ciò che può servire a comprendere meglio l’arte e anche a risolvere problematiche secolari è bene accetto». Nel merito, Battistini è prudente, affermando che prima di esprimere un giudizio sul nesso di queste lettere con Raffaello occorre esaminare tutta la produzione di Perugino per verificare se ci sono ricorrenze in altre opere.

Nel frattempo, la notizia ha avuto una grande eco attivando le agenzie turistiche per organizzare nuove visite guidate alla mostra nella sala Morganti.

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