Pronto soccorso a Urbino: ex cuoco tenuto 4 giorni sulla barella. «Sto male, il mio calvario con la sanità»

Pronto soccorso a Urbino: ex cuoco tenuto 4 giorni sulla barella. «Sto male, il mio calvario con la sanità»
Pronto soccorso a Urbino: ex cuoco tenuto 4 giorni sulla barella. «Sto male, il mio calvario con la sanità»
di Eugenio Gulini
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Lunedì 5 Febbraio 2024, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 06:58
URBINO Una storia sofferta, di salute precaria e di sanità in affanno. Quella dell’urbinate Maurizio, 56 anni, ex cuoco, rasenta il dramma. Intanto è parcheggiato su una barella del pronto soccorso di Urbino, in osservazione, da mercoledì scorso in attesa di poter essere portato in un reparto dell’ospedale per cure ed esami idonei alle sue prognosi. Ora è in attesa di trapianto dello sterno all’ospedale dell’università di Padova dove sarà trattato dal professor Andrea Dell’Amore, cardiochirurgo e chirurgo toracico. Ne avrà per due mesi. 


I rischi


«Gli interventi per il trapianto che dovrò affrontare non sono privi di rischi – dichiara Maurizio -. Il trapianto è un intervento rilevante, dovranno staccare lo sterno da tutte le aderenze che ci sono dopo 4 interventi». Ora Maurizio è al Santa Maria della Misericordia di Urbino perché «non ne potevo più dal dolore. Le operazioni precedenti mi hanno lasciato problemi gravi. La ferita continua a rilasciare pus in abbondanza. Mi medicano due volte al giorno. Sto attendendo risposte da alcune analisi. Qui al pronto soccorso ci sono solo barelle non esistono letti».


La vicenda sanitaria di Maurizio inizia lo scorso anno. «Mi sento anche fortunato - sottolinea -. Per una gamba gonfia, sono venuto al pronto soccorso di Urbino, pensavo che fosse un trombo, invece mi hanno trovato le vene chiuse.

Ho anticipato l’infarto». Fu subito trasferito all’ospedale regionale di Torrette di Ancona. «A gennaio mi hanno operato per l’applicazione di due bypass, dovevano essere tre ma su un’occlusione non sono intervenuti perché troppo pericoloso. Passano i mesi e lo sterno non mi si riattaccava tanto che con un colpo di tosse lo sentivo muovere. Mi aprono per la seconda volta per rinsaldare meglio lo sterno. Si sono accorti che c’era una piccola sacca di pus del primo intervento. Mi hanno ripulito e richiuso ma il dolore non passava. Mi rimandano a Urbino». 


La consulenza


Da un foro del drenaggio continuava a uscire pus. «Torno in ospedale per una consulenza. Mi dicono che occorrerà operare di nuovo. A Torrette quattro giorni: non mi hanno fatto nulla perché tutto si sarebbe sistemato da solo». Trascorrono i mesi ma il dolore resta. «Vado a Cotignola per una visita e mi dicono che tutto il ferro che mi hanno messo preme in qualche nervo e dà dolore alla schiena. Mi ricoverano a Bologna e operandomi è uscito il mondo tra ferro e pus. Tanti antibiotici ma i reni stavano rovinandosi. Ho preso un batterio che si è annidato e mi ha provocato osteomielite. Ce l’ho dentro le ossa e nessun antibiotico può agire. L’unica cosa è il trapianto. Avrei dovuto farlo a gennaio. Ora a Padova. Dovrei accelerare tutto. Potrei partire solo fra 15 giorni se va bene. Ma devo sottopormi ad altri test fondamentali. Intanto, sono in attesa qui in osservazione, su una barella».
 

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