Polveri sottili, già 15 sforamenti a Fano: «Troppe auto, poche ciclabili collegate. Ecco l’apice del problema»

Benini, una vita all’Arpam, analizza la situazione di Fano: frutto di 20 anni di immobilismo

Polveri sottili, già 15 sforamenti a Fano
Polveri sottili, già 15 sforamenti a Fano
di Massimo Foghetti
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Martedì 27 Febbraio 2024, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 07:23

FANO Qualità dell’aria a Fano: come siamo messi? Se lo chiede un professionista che ha trascorso tutta la sua attività lavorativa all’Arpam, l’ente addetto alle misurazioni, l’ingegner Luciano Benini di Bene Comune. La risposta è “male”. 


Nessuna sorpresa


«E non potrebbe che essere così – afferma Benini - perché negli ultimi 20 anni non si è fatto granché per ridurre le fonti che emettono micro particolato ed altri inquinanti pericolosi».  Per il tecnico, nel settore dei trasporti, che è la principale fonte responsabile delle emissioni di inquinanti, si è fatto molto poco: Fano non ha ancora una rete di piste ciclabili ben collegata e segnalata, il trasporto pubblico è poco utilizzato e poco incentivato, la possibilità di telelavoro è ancora marginale, la digitalizzazione è ancora limitata per cui si fa ancora un grande uso dell’auto privata con motore a combustibili fossili, essendo le auto elettriche ancora poco utilizzate. 

I dati dall'inizio dell'anno


Dall’inizio dell’anno al 23 febbraio scorso i valori medi di Pm10 e Pm 2.5 sono stati rispettivamente 40,3 μg/mc (con 15 superamenti di 50 μg/mc che a fine anno non dovranno essere più di 35) e 32,5 μg/mc che a fine anno dovrà risultare sotto i 20 μg/mc. Questi sono i limiti della legislazione italiana ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che bisognerebbe non superare il valore medio annuale di 15 μg/mc per il PM10 e 5 μg/mc per il PM2.5: di fatto a fine anno entrambi questi valori risulteranno superati. Da notare che se le Pm 10, le famigerate polveri sottili che nei giorni di alta pressione hanno creato molti problemi specie nella Valle Padana, sono considerate pericolose per la salute umana, lo sono ancora di più le PM 2.5 ancor più sottili e ancora più insidiose. «Nel settore degli edifici, che è la seconda fonte di inquinamento dell’aria – aggiunge Benini – il superbonus 110% avrebbe potuto dare un bel contributo alla riduzione degli inquinanti, sia perché favoriva la riduzione dei consumi di metano sia perché incentivava le energie rinnovabili.

Purtroppo, sappiamo come è andata: due governi, Draghi e Meloni, prima l’hanno cambiato 29 volte e poi l’hanno affossato. Più o meno come il settore degli edifici c’è quello industriale: qualche miglioramento c’è stato ma ci vorrebbero più controlli e un uso più intenso di tecnologie capaci di abbattere gli inquinanti». C’è poi la situazione delle nuove piantumazioni: per Benini non si è fatto molto per piantare alberi, che anzi in tante situazioni sono stati abbattuti, pur sapendo il ruolo fondamentale svolto dalla vegetazione sia per l’elevata capacità di catturare gli inquinanti che per migliorare la qualità dell’aria. 


La portata


Se pensiamo che in Italia, ogni anno, a causa della cattiva qualità dell’aria, ci sono da 80 a 90 mila morti, capiamo bene come questo problema sia quantomai da affrontare, essendo Fano proprio al limite Sud di quella pianura padana che per qualità dell’aria è fra le 3 peggiori zone al mondo. Nel mese di febbraio valori oltre i 50 μg/mc per quanto riguarda le Pm 10 si sono evidenziati il 2 e 3 febbraio, il 10 e il 17, il 18 e il 19. Domenica 18 febbraio la centralina di via Montegrappa ha rilevato il picco più alto, pari a 88 μg/mc.
 

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