Crepe e calcinacci, pieve sbarrata: ecco l'appello per la messa in sicurezza

Crepe e calcinacci, pieve sbarrata: ecco l'appello per la messa in sicurezza
Crepe e calcinacci, pieve sbarrata: ecco l'appello per la messa in sicurezza
di Miléna Bonaparte
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Martedì 27 Dicembre 2022, 07:10

PESARO  - Hanno scelto il giorno di Santo Stefano per lanciare un appello all’arcivescovo Salvucci, allargato anche agli uffici del Vaticano, affinché si restauri al più presto la Pieve di Candelara, gioiello del VI-VII secolo dedicato al primo martire cristiano, ancora chiusa dopo i danni del terremoto. Tutto è rimasto fermo ai giorni dalle forti scosse iniziate il 9 novembre, le crepe vicino al lucernaio del tetto e nel campanile, i calcinacci tra i banchi, nessun intervento per mettere in sicurezza la chiesa ed evitare che le ferite si allarghino, men che meno si vedono ponteggi e transenne di operazioni in corso.

Le funzioni religiose vengono celebrate nella parrocchia dell’Arzilla.

A firmare la petizione è il comitato “Pesaro città d’arte e cultura” per iniziativa del cofondatore Roberto Malini. ”Appello di Natale e Santo Stefano alla chiesa cattolica: restauriamo la Pieve di Candelara, un tempio antico dove regna lo spirito”, questo il titolo del messaggio inviato all’Arcidiocesi di Pesaro e a monsignor Sandro Salvucci, alla Soprintendenza ai beni architettonici del Vaticano, al Pontificio consiglio della cultura, all’Archivio apostolico vaticano, all’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica e a Sua santità papa Francesco.


La storia


«Si tratta di una delle chiese più antiche e originali del territorio, è fondamentale il restauro dei danni - spiega Malini -. Sono convinto che avremo una risposta positiva, perché la Pieve ha origini antichissime, è del VI-VII secolo, una rarità. L’architettura unica, con la sua pianta a croce greca, è forse stata voluta dai Malatesta nel ’400, ispirata alla chiesa di Santa Sofia a Patrasso. Il tempio conserva affreschi e dipinti importanti, e i primi sono a rischio. Il parroco si preoccupa dei fondi cha mancano a una piccola comunità come la loro. Un architetto e un ingegnere incaricati dal sacerdote stanno valutando i danni per predisporre le opere di risistemazione, ma ancora non è stata realizzata la messa in sicurezza». Nell’appello del comitato si sottolinea che «il terremoto ha causato, oltre a tanta apprensione, anche molti danni alle antichità della provincia. Le istituzioni in alcuni casi sono già al lavoro per il restauro. Anche a Candelara si stanno valutando i lavori necessari, ma non sono ancora cominciate le operazioni. Gli interni restano nelle stesse condizioni in cui si trovavano al termine della forte scossa e dello sciame sismico successivo. Santo Stefano è un tempio antico e a misura d’uomo, un luogo dove regna l’intimità spirituale». Un’accorata raccomandazione alla Chiesa. «Vi chiediamo di salvarla - scrive il comitato -, di intervenire per sanare le crepe aperte come ferite sopra le immagini sacre. Il sacerdote da solo, pur con l’aiuto dei fedeli e degli amici della Pieve, non può fare nulla».


Le risorse


«Sconsolato - prosegue la lettera - lui prende atto che gli mancano i fondi, che una piccola parrocchia come quella di Santo Stefano non ha risorse per il restauro. Così i calcinacci rimangono sul pavimento, fra le panche di legno, e le crepe minacciano quel santuario speciale che regala quiete interiore. Stiamo cercando di suscitare l’interesse da parte di fondazioni e imprese locali. E poi abbiamo fiducia in voi, crediamo con tutto il cuore che ci aiuterete a recuperare quel piccolo tempio che sembra appartenere a un umile presepe». 

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