Pesaro, già attive 13 zone 30 «ma le strade restano pericolose». I numeri del Comitato per la bassa velocità: 25 incidenti ogni 2 settimane

Voce ai timori di pedoni e ciclisti che non si sentono sicuri: insufficiente anche il trasporto pubblico

Pesaro, già attive 13 zone 30 «ma le strade restano pericolose»
Pesaro, già attive 13 zone 30 «ma le strade restano pericolose»
di Luigi Benelli
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Giovedì 25 Gennaio 2024, 03:15 - Ultimo aggiornamento: 10:02

PESARO Zone 30, Pesaro ne conta 13 nei vari quartieri della città. Ma per Andrea Pirozzi, coordinatore del gruppo “Pesaro30” non sono abbastanza. Si dovrebbe puntare alla Città 30. L’assessore alla mobilità Enzo Belloni ha sottolineato sul Corriere Adriatico che la città è partita nella pianificazione dal 2004. E che per ora non sono previsti altri interventi. 

I numeri

«Ascoltando le parole di Belloni può sembrare che a Pesaro vada tutto bene e che non ci sia bisogno di discutere di Città 30. Ma non è proprio così. Da diversi mesi, con la Campagna “Pesaro30” ci confrontiamo con numerose persone ed esiste anche un’altra sensibilità che ha raccolto oltre 1.000 firme a sostegno del progetto Pesaro-Città 30, analogo a quello di Bologna. Negli ultimi 10 anni nel Comune di Pesaro ci sono stati più di 1 incidente al giorno, con quasi 25 feriti ogni due settimane. Un problema di sicurezza sulle strade, quindi, esiste. La sicurezza non è solo “numeri”. Esiste anche un problema di percezione: quanti sono i genitori che lasciano andare i bambini a scuola da soli perché si sentono sicuri? Dai quartieri le lamentele più frequenti sono quelle di chi si sposta a piedi e non si sente sicuro intorno a casa, proprio nelle zone 30. E le lamentele sono sempre relative a velocità delle auto e mancanza di marciapiedi. E qua si collega l’altra gamba dell’idea di Città 30: la vivibilità».

Complessivamente la città ha 13 zone per un totale di 6,9 km quadrati. Sono dislocate in centro storico con 138 mila metri quadri, alle Cinque Torri con 379 mila mq, nel quartiere Colline (364 mila mq), Villa Fastiggi (651 mila mq), Cattabrighe-Vismara (291 mila mq), San Bartolo (37 mila mq), Montegranaro Muraglia (1.252 mila mq), Borgo Santa Maria (707 mila mq), Soria-Tombaccia (862 mila mq), Villa San Martino (539 mila mq), Porto-Mare (840 mila mq), Pantano (825 mila mq), Monteciccardo, l’ultima istituita nel 2021 con 38 mila mq di zona 30.

Pirozzi puntella il ragionamento. «Se un’auto va più piano ha bisogno di meno spazio, e quello spazio recuperato può essere redistribuito per altri fini. Piazze scolastiche davanti alle scuole. Luoghi di socialità o semplici panchine. Verde Urbano. Maggiore accessibilità per disabili. Con la Città 30 lo spazio stradale diventa spazio per le persone. Diventare Città 30 è anche un impegno politico concreto verso una mobilità più sostenibile. Sono tante le persone che oggi non utilizzano la bicicletta perché non si sentono sicure al di fuori della Bicipolitana. E in un’ottica più generale aprire un dibattito serio sulla Città 30 vuol dire anche rivedere il servizio di trasporto pubblico che a Pesaro è un po’ carente, soprattutto in relazione a città di dimensioni similari. Certo non tutto è possibile subito e ci sono dei costi da sostenere, ma se non si cambia la visione continueremo con interventi spot su strade e viabilità per rispondere all’urgenza del momento».

La visione

Pirozzi puntualizza che non si tratta di «ideologia, ma di una visione concreta e già realizzata in diverse città. I dati dimostrano i benefici che si possono ottenere. Anche Olbia ne è testimone. Città di oltre 60mila abitanti, è Città 30 dal 2021. Con un sindaco di Forza Italia, a dimostrazione che la misura non ha colore politico. A distanza di 3 anni i cittadini, superate le diffidenze iniziali, non vogliono più tornare indietro. Ridurre la velocità non vuol dire vietare l’uso dell’automobile, ma solo pretendere una guida più lenta per il rispetto di tutti. Le vie principali possono rimanere ai 50, ma sarebbero l’eccezione di una regola generale, molto semplice da comprendere. Per la scelta delle strade da mantenere ai 50, proponiamo all’assessore di fare una mappatura degli incidenti. Che poi è il primo passaggio per un aggiornamento del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, fermo dal 2017».

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