Delitto a Fano, Anastasiia ha cercato di difendersi: la furia omicida dell'ex marito ricostruita in aula

Anastasiia ha cercato di difendersi: la furia omicida dell'ex marito ricostruita in aula
Anastasiia ha cercato di difendersi: la furia omicida dell'ex marito ricostruita in aula
di Luigi Benelli
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Giovedì 4 Aprile 2024, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 15:17
FANO Ha lottato e combattuto contro il marito che l’accoltellava a morte. Ieri nuova udienza davanti alla Corte d’assise di Pesaro per il processo a carico di Amrallah Mostafa Alashry, 43enne egiziano, accusato di omicidio volontario aggravato dai maltrattamenti in famiglia e occultamento di cadavere nei confronti della giovane moglie ucraina Anastasiia. Il fatto risale al 13 novembre 2022, quando Alashry viene incriminato di aver inferto 29 coltellate a volto, collo, torace, addome, dorso e arti della 23enne Anastasiia nell’appartamento dove la coppia, in fuga con il figlio di 2 anni dalla guerra in Ucraina, viveva, in via Trieste 6 a Lido.  


La denuncia due giorni prima


Lei quella domenica mattina era andata a riprendere i suoi effetti personali, poi il litigio e l’aggressione. Due giorni prima lo aveva denunciato per maltrattamenti. Ieri in aula è toccato al medico legale Marco Papacelli presentare i risultati dell’autopsia. Sono otto le coltellate che hanno raggiunto torace, fianco e dorso andando a colpire un rene, poi la lesione al lato cervicale destro che ha colpito la tiroide. Colpi profondi anche 13 centimetri che hanno provocato il dissanguamento della povera Anastasiia. La ragazza si è difesa, come dimostrano le ferite alle mani e all’avambraccio. Lo ha fatto in maniera passaìiva cercando di proteggersi alzando appunto il braccio, ma anche in maniera attiva cercando di disarmare il marito, ferendosi al palmo e alle dita delle mani in un disperato tentativo di togliergli il coltello. 
Anche Mostafa aveva delle ferite alle mani, provocate presumibilmente dallo scivolamento del coltello. Si tratta dell’arma bianca da cucina ritrovata nella valigia in cui era stata messa la donna. Anastasiia, cameriera all’Osteria dalla Peppa a Fano, era stata trovata rinchiusa in un trolley scaricato dall’ex marito in un’area rurale nel comune di Fano. Il marito aveva cercato di scappare all’estero ed era stato bloccato dai carabinieri e Polfer alla stazione di Bologna.
In udienza ieri è stata riporta la perizia sul telefono cellullare di Mostafa.

Il tecnico ha sottolineato che l’imputato aveva cancellato tutte le app, per non lasciare tracce di dati. Ma in uno screenshot è emerso che aveva Facebook, Instagram, WhatsApp Viber. Ma soprattutto nell’apparecchio c’era un video del 22 settembre in cui Anastasiia lo allontana dalla porta di casa. Lui vorrebbe entrare ma lei gli mostra la gamba con l’ecchimosi e gli dice in inglese. «Mi hai colpito».


Incastrato dal telefono


Poi le analisi del Gps, wifi e celle telefoniche che lo collocherebbero nel luogo dell’omicidio quella domenica mattina. L’avvocato dell’imputato, Simone Ciro Giordano, ha rilevato, rispetto alle aggravanti, che «non emergono condotte tipiche di un rapporto malato da cui si possono desumere maltrattamenti. C’erano litigi e un rapporto conflittuale». Per l’avvocata di parte civile Roberta Giuliacci «le attività di indagine hanno portato a risultati chiari sia per l’accusa principale che per tutte le circostanze aggravanti rispetto ai maltrattamenti che si stanno delineando chiaramente. Il loro matrimonio era stato riconosciuto anche in Italia, un punto su cui non c’è da discutere». Nella prossima udienza del 24 aprile toccherà alla madre della vittima testimoniare. 

 

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