Albergatori e commercianti: «Dilazioni per la Tari e sconti sulle bollette. Noi siamo alla frutta»

Viale Trieste
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di Letizia Francesconi
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Mercoledì 2 Febbraio 2022, 09:05

PESARO  - Bollette su bollette, da luce e gas alle imposte locali Tari e servizio idrico. I rincari chiudono anche quelle poche strutture ricettive annuali aperte, e mettono in seria difficoltà le attività dei pubblici esercizi. Le associazioni di categoria fanno squadra e l’appello diventa corale. Apa hotels, Confcommercio, Confesercenti e Cna scrivono all’Amministrazione e a Marche Multiservizi. C hiedono una dilazione di pagamento per le imposte locali che sono in arrivo, visti questi mesi invernali di fermo anche nel settore ricettivo, almeno fino al termine dello stato di emergenza sanitaria. 
 
Non usa giri di parole l’ex presidente Apa e gestore di alcune strutture ricettive della città, Fabrizio Oliva. «Mai così tanti costi come in questo 2022 appena iniziato. Tutto il comparto ricettivo e delle attività economiche, paga un prezzo alto per i rincari generalizzati. Alla prova dei fatti la categoria fra albergatori e ristoratori, si trova in un lockdown mascherato. Formalmente siamo tutti aperti ma le presenze ridotte sensibilmente e il calo di questo periodo, non consente agli imprenditori del settore di far fronte al costo delle utenze che sono più che raddoppiate». Su 14 hotel a gestione annuale solo 6 strutture sono attualmente aperte. Resistono gli hotels del conte Pinoli e il cinque stelle Excelsior, ma la media struttura che vede alberghi come Gala, Figaro e il De Bains è stata messa a dura prova dai rincari tanto che hanno scelto di chiudere, aspettando che l’inizio della primavera torni a riaccendere le speranze. 

«Apa hotel insieme alle altre associazioni di categoria – entra nel merito il presidente degli Albergatori Paolo Costantini – chiede alla Regione di valutare a stretto giro un fondo d’aiuto al comparto contro il caro bollette e all’Amministrazione comunale di farsi parte attiva per raggiungere un accordo con la municipalizzata per calmierare le tariffe di Tari e acqua. Nello specifico si chiede una dilazione dei pagamenti per i mesi gennaio-febbraio in cui le strutture o hanno scelto di restare chiuse o se aperte, sono a regime notevolmente ridotto, spostando il pagamento delle imposte locali da 3 a 5 mesi, vista anche la decisione che dovrà prendere il Governo sulla fine dello Stato di emergenza entro il 31 marzo. Così come auspichiamo che il gestore prenda in considerazione per il settore turistico e dei pubblici esercizi, l’applicazione di uno sconto sulla Tari intorno al 15 per cento della quota variabile, in modo tale da permettere alle nostre attività una boccata di ossigeno e affrontare la riapertura delle strutture dal mese di aprile. Per il consumo idrico invece si chiede di allargare la fascia al metro cubo della tariffa base, per venire incontro alle attività del settore che tendono per la loro tipologia a consumare acqua nella fascia di eccedenza. Venendo ai costi dell’energia elettrica, solo l’aspetto energetico ha ripercussioni del 10 per cento sul costo finale dell’alloggio in struttura, con il rischio per il comparto turistico di finire fuori mercato». 

L’incidenza delle utenze a conti fatti, osserva Apa, è passata da una media di 1500-2500 euro mensili ad oltre 3500 euro. Il costo medio della Tari per le strutture ricettive, si aggira considerando la media calcolata per l’intera stagione da 10 a 20 mila euro di range, sulla base della superficie. Davide Ippaso (Confcommercio) e Alessandro Ligurgo (Confesercenti) evidenziano ormai da settimane la necessità di convocare un tavolo di confronto fra associazioni del comparto, Amministrazione e Multiservizi. «Aumenti di energia elettrica e gas, che variano per dimensione e tipologia di attività – rilancia Confcommercio – dal 300-500 per cento fino a sfiorare il mille per cento, soprattutto nei pubblici esercizi». 

Tutto senza dimenticare, ricorda Mario Di Remigio, ristoratore e presidente dell’Associazione ristoratori, che in questo 2022 per diverse attività c’è da sanare il pregresso, e tutto dopo un anno di sospensione a causa della pandemia per il pagamento di moratorie su leasing o interessi per accensione di mutui e finanziamenti. «Mediamente un ristorante – osserva Di Remigio – spendeva in luce e gas complessivamente 2 mila euro al mese.

Oggi con gli aumenti, anche un locale come il mio, arriva a pagare 3 mila 200 euro o più e di energia e non meno di 780-800 euro al mese di gas».

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