L'ex questore rivela: «Marche provincia della ‘ndrangheta. Qui investiti i soldi della coca»

L'ex questore Piernicola Silvis
L'ex questore Piernicola Silvis
di Lorenzo Furlani
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Domenica 25 Luglio 2021, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 14:31

FANO - «Le Marche sono una provincia della ‘ndrangheta. In questo momento la prima mafia nel mondo si sta comprando questa regione, come ha fatto con la Lombardia, il Veneto e il Piemonte». Con Piernicola Silvis il confine tra verità e finzione è sottile, per il dirigente generale della polizia di Stato in quiescenza ed ex questore, che negli ultimi 15 anni si è fatto apprezzare anche come abile autore di noir, il passaggio da un’indagine problematica a un plot letterario può durare il tempo e lo spazio dello sguardo alzato dalla pagina di un libro. 

La prima vita professionale
Ma questa descrizione, purtroppo, rientra nella sua prima vita professionale, quella del laureato in giurisprudenza che, per una scelta di campo, rinunciò alla professione di avvocato nello studio del padre per entrare in polizia, ritrovandosi così nel 1992, come capo della squadra mobile di Vicenza, ad arrestare il primo boss di Cosa nostra catturato dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio, Giuseppe Piddu Madonia, e tra il 2014 e il 2017, come questore di Foggia (sua città natale), a combattere la mafia garganica, una delle più sanguinarie del Paese dopo quella dei casalesi, che all’epoca faceva un morto ogni 11 giorni.
Perciò Piernicola Silvis conosce bene il fenomeno mafioso, come conosce le Marche dove ha prestato servizio come dirigente del commissariato di Senigallia, capo di gabinetto della Questura di Ancona e vicequestore vicario a Macerata.

«Queste informazioni le so da fonti certe - ha dichiarato durante la conversazione promossa nel cortile del nespolo di palazzo Bracci-Pagani dall’Università dei saperi per la presentazione del suo thriller “Gli illegali,” premio Bancarella 2020, che su un omicidio eccellente intreccia i poteri deviati dello Stato, la camorra e la corruzione nell’ambiente giudiziario -.

Le Marche sono un territorio dove si può camminare tranquillamente per strada, faccio il paragone con altre città dove come poliziotto dovevo girare con la pistola: a Foggia per la mafia, a Vicenza per il rischio di essere coinvolto in qualche rapina per la concentrazione di gioiellerie e oro. Ma questa regione è una provincia della ‘ndrangheta, che cerca di colonizzare i territori come se fosse un’azienda che ha l’amministrazione centrale a Reggio Calabria e in giro per il mondo i propri delegati che fondano, appunto, le province. Province per esempio sono Toronto, Canberra e tutta la Germania. La ‘ndrangheta fino al ‘92 faceva sequestri di persona; dopo la legge che bloccò il pagamento dei riscatti, mentre Cosa nostra faceva guerra allo Stato, mandò un broker in Sudamerica per comprare cocaina dai colombiani. Da allora è iniziata un’espansione che l’ha portata a diventare la prima organizzazione mafiosa del mondo, l’unica temuta dai messicani che sono killer terribili. Adesso il controllo del territorio con le estorsioni lo tiene in Calabria. Nei territori ricchi la ‘ndrangheta compra ristoranti, discoteche, pizzerie, bar, alberghi e con i soldi della cocaina entra nell’economia legale».

Sette romanzi pubblicati
Piernicola Silvis ha pubblicato sette romanzi, l'ultimo “Storia di una figlia” è, per la prima volta, un romanzo storico, che mantiene però un canovaccio investigativo per la vicenda di una giovane donna che ripercorre a ritroso la storia personale del padre, colpito da un ictus, scoprendo l'orrore delle stragi nazi-fasciste del 1944.

Il personaggio seriale creato dall'ex questore è Renzo Bruni, dirigente dello Sco, mandato dai vertici della polizia in varie città d'Italia a risolvere i casi investigativi più complessi. Silvis si schermisce negando che Bruni sia il suo alter ego, anche se inevitabilmente il personaggio riflette conoscenze, sensibilità ed emozioni maturate in 35 anni di carriera nella polizia Stato. Bruni è protagonista di 3 noir, il quarto uscirà a fine agosto, sempre pubblicato dall'editore Sem. Settecento pagine sulla sfida criminale della 'ndrangheta, che ha richiesto all'autore un faticoso lavoro di documentazione, un libro forse utile, pur nella finzione letteraria, anche per conoscere e interpretare la realtà delle Marche.

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