GRADARA - Il racconto di chi è stato protagonista di uno dei fatti più discussi degli ultimi giorni: l’uccisione del pitbull a Granarola di Gradara.
I proprietari dell’animale, Zoe, un pitbull di un anno, avevano raccontato sui social: «Un cacciatore, pensando potesse essere un pericolo per lui, l’ha giustiziata. Come si fa a guardare negli occhi un’anima innocente e tirargli un colpo in testa». Vuole rimanere nell’anonimato uno dei protagonisti, ma ha già raccontato tutto ai carabinieri e procederà anche per vie legati tramite un avvocato.
L’altra verità
«La verità sta venendo a galla molto lentamente dopo un processo, condanne e impiccagioni sui social e sulla stampa.
Fatto l’impossibile
«Assieme agli altri abbiamo fatto di tutto per dividerli e in un primo momento ci siamo riusciti. Così volevamo andarcene e ho ripreso in braccio il cane per portarlo via, ma qui c’è stato il secondo attacco, alla gola del cane. Uno di noi ha sparato un colpo in aria per spaventarlo, ma non l’ha proprio sentito, ha continuato ad addentare lo springer. Purtroppo non c’era altra soluzione e ho sparato rischiando di ammazzare tutti e due». A questo punto tutti scappano impauriti. Il ragazzo vittima dell’attacco alla mano è finito al pronto soccorso dove ha avuto dei punti di sutura. Per lui anche l’antitetanica e l’antirabbica oltre ad antibiotici e 10 giorni di prognosi. «Gli altri tre per primi sono andati dai carabinieri di Gabicce a denunciare l’accaduto. Il cane è stato ritrovato perché hanno detto dove era».
Scelta inevitabile
«Il dispiacere è enorme. Amiamo i cani, sono parte della famiglia tanto che siamo distrutti dal dolore e dalla gogna mediatica. Nessuno ha giustiziato il cane per divertimento, abbiamo subito un attacco e non auguro a nessuno di trovarsi di fronte a un pitbull. Ora procederemo per le vie legali. Ci sono altri due testimoni, la giustizia farà il suo corso». Lo springer sta meglio. «I primi tre giorni non riusciva a camminare e mangiare, ora si sta riprendendo».