PESARO «Forlani il politico più importante nella storia politica delle Marche, non ha mai dimenticato la sua Pesaro». Così il senatore Pierferdinando Casini e il sindaco Matteo Ricci hanno voluto ricordare la figura di Arnaldo Forlani scomparso il 6 luglio a 97 anni. Ieri pomeriggio nella sala della Repubblica del Teatro Rossini, si è tenuto un consiglio comunale monotematico in sua memoria. Il presidente del consiglio comunale Marco Perugini ha ricordato che la sede della cerimonia ha un valore simbolico, in quanto «Forlani nel 1980 aveva inaugurato il Teatro Rossini». Presente in sala il figlio Alessandro, amici pesaresi e non solo, esponenti della società civile, politica, dell’associazionismo, del mondo della cultura. A seguire, la messa in duomo in ricordo dell’ex segretario Dc.
La seduta solenne
«Non ho avuto la fortuna di conoscere di persona Forlani, l’ho conosciuto attraverso le letture, i giornali, la tv - ha detto il sindaco Ricci - ho conosciuto la statura di un grande leader politico. È stato un uomo potente, il politico più importante che la nostra città abbia mai avuto, il più importante nella storia delle Marche. Non ha mai dimenticato Pesaro: penso al Teatro Rossini, alla Fano-Grosseto, al nostro entroterra. Pur con un profilo nazionale, di un vero statista politico, ha mantenuto il legame con il nostro territorio. Questo non era un luogo di maggioranza democristiana, è sempre stato in minoranza, eppure partendo da consigliere comunale di opposizione è diventata una delle persone più importanti della politica italiana per 30 anni».
Il senatore Casini ha iniziato il suo intervento con un’osservazione temporale: «Siamo nel 2023, Forlani ha chiuso la sua vita politica 30 anni fa. Ha proseguito il suo cammino di vita, ma la sua figura pubblica è uscita dai radar. Il fatto che ci sia questo approfondimento di giudizio, è la dimostrazione di tante cose.
L’aneddoto
E Casini racconta un aneddoto che ha legato lui, Forlani, e Gianfranco Fini. Quest’ultimo «mi chiese di andare da Forlani per avere un riconoscimento formale del Movimento Sociale, in cambio avrebbero votato compatti per lui per la presidenza della Repubblica. Erano le 15, alle 16 mi presento da Forlani: non mi fece finire la frase. Lui mi disse che il riconoscimento politico non glielo avrebbe mai dato. Non diventò presidente della Repubblica per 20 voti. Lui era inflessibile sui principi. Uno stile rigoroso, avverso a qualsiasi forma di personalismo e aveva un atteggiamento profondamente rispettoso verso la causa pubblica. Il lutto nazionale e i funerali di Stato restituiscono a Forlani gran parte di quello che lui ha dato al Paese».