FANO Che Monte Giove sia stato ritenuto nei secoli luogo della spiritualità è stato documentato da un eccezionale ritrovamento effettuato proprio nel luogo individuato dai frati trappisti per costruirvi il loro nuovo convento. Il luogo è quello della valletta alle spalle dell’eremo dei camaldolesi. Oggetto di un’indagine archeologica preventiva sotto la direzione della Soprintendenza di Ancona, è stato accertato che già nell’XI – XII secolo, lo stesso luogo era abitato da una comunità monastica.
Una comunità numerosa
Ne fa fede il rinvenimento di una serie numerosa di fosse scavate nella roccia di arenaria per la conservazione di derrate alimentari, in modo particolare granaglie. La notizia è stata data dal vicesindaco Cristian Fanesi che gestisce la delega dell’urbanistica, il quale ha precisato che le fosse, foderate da una tessitura di stuoie vegetali, erano delimitate da un profondo fossato artificiale, probabilmente scavato a scopo difensivo, che è stato anch’esso oggetto di indagine. In generale si tratta di strutture ipogee.
Il materiale presente nel terreno di colmatura è stato collocato dagli esperti nel basso Medioevo; il numero delle fosse lascia supporre che la comunità insediata fosse composta da numerosi individui. Gli oggetti ritrovati vengono attribuiti a una comunità monastica dedita ad attività agricole oltre che alla filatura e tessitura, si tratta di cocci e di oggetti di uso quotidiano, frammenti di ceramica invetriata, di mono cottura, tipici appunto di insediamenti conventuali che vivevano del loro lavoro, proprio come fanno ancora oggi i frati trappisti.
Il no del vicesindaco Fanesi
Il vice sindaco Cristian Fanesi esclude che il nuovo insediamento a Monte Giove si dedichi alla fabbricazione della birra, attività per la quale i trappisti in genere sono noti.
«Si dedicheranno invece alla coltivazione dei campi – ha precisato in base alle informazioni assunte - da cui trarranno il loro sostentamento.
«Già nel settembre di quell’anno la giunta – io ancora non ero presente precisa Fanesi – aveva deciso di procedere con una variante che consentisse la costruzione del nuovo monastero». Pochi anni prima nessuno aveva ostacolato il trasferimento delle monache di Santa Teresa dal convento di via Gabrielli nei pressi del Foro Boario sulla collina di Sant’Andrea in Villis, dove è stato costruito un nuovo convento.
Tra l’altro le costruzioni previste a Monte Giove hanno ricevuto il parere favorevole della Soprintendenza, avvalorato ancora di più dalle preesistenze di ordine archeologico. Si tratta di realizzare un chiostro di 45 metri per lato, attorno a quale si sviluppa il convento secondo la regola di San Benedetto, con tanto di refettorio, sala del capitolo, celle e parlatorio, in posizione affossata rispetto al piano panoramico.
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