Reperti preistorici all’aeroporto di Fano: «Una scoperta straordinaria»

Venanzoni della Soprintendenza e le valutazioni in corso sul tracciato della pista ciclabile

Reperti preistorici all’aeroporto di Fano: «Una scoperta straordinaria»
Reperti preistorici all’aeroporto di Fano: «Una scoperta straordinaria»
di Massimo Foghetti
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Martedì 11 Luglio 2023, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 13:07

FANO - La Fano del passato non riemerge soltanto nel centro storico, dove continuano a tornare in superficie aspetti della città romana e di quella medioevale, ma è oggetto di clamorosi ritrovamenti anche in periferia. Durante i lavori per la realizzazione della pista ciclabile del parco urbano dell’aeroporto, gli operai si sono abbattuti in un luogo di frequentazione molto antico, risalente all’epoca preistorica.


La scoperta


«Quello che abbiamo scoperto – ha rilevato la funzionaria della Soprintendenza ai Beni Archeologici Ilaria Venanzoni è un piano di calpestio caratterizzato da alcuni buchi che potrebbero appartenere, ma questo non è stato possibile appurarlo con sicurezza per la ridotta estensione dello scavo, a pali di capanna; nell’area erano sparsi frammenti di ceramica e manufatti di industria litica che è stato possibile identificare come risalenti al quarto millennio avanti Cristo».

Il sito quindi era sicuramente frequentato dall’uomo dell’età della pietra che qui utilizzava i suoi utensili e data la presenza dei cocci, presumibilmente aveva posto un suo focolare.

Peccato che le indagini non si siano estese, ma le risorse della Soprintendenza, con la necessità di portare a compimento altri scavi nella città di Fano, per quanto riguarda ciò che si è scoperto in via Vitruvio dove si sta appurando se gli ambienti emersi appartengano o meno alla celebre basilica, e ciò che è venuto alla luce durante l’intervento sismico nella scuola media Gandiglio e ancora i resti medioevali di piazza Marcolini, sono sempre più scarse.

Comunque non è la prima volta che nella immediata periferia di Fano si scoprono villaggi preistorici, a testimonianza che il territorio, caratterizzata da una parte dal fiume Metauro e dall’altra dal torrente Arzilla fonti perenni di acqua dolce, costeggiato da colline ricche di fauna selvatica e in prossimità del mare, costituiva un’area particolarmente favorevole agli insediamenti umani. 


Uno di questi è stato ritrovato sulla sommità di Monte Giove, dove come ha appurato l’ex Soprintendente Gabriele Baldelli, sono state individuate tre aree con materiali archeologici da abitato affioranti in superfici attribuibili alla civiltà Picena per quasi tutto il periodo della sua durata (IX - III secolo a.C.). Disposte a corona intorno al muro di cinta dell’eremo camaldolese, tali aree riportano il segno di un fossato costruito con evidente funzione difensiva. Il professor Luciano De Sanctis noto storico cittadino riporta di ritrovamenti più antichi, come quelli di amigdale (grosse pietre scheggiate in entrambi i lati) ritrovate sulla sommità del colle e appartenenti al paleolitico medio. 


Il sito


All’epoca neolitica invece appartiene il sito ritrovato sulla collina di San Biagio a nord est di Fano in vista del mare, a 2 chilometri e mezzo dalla città. Nel 1980 inoltre è venuto alla luce il villaggio di Chiaruccia, a 3 chilometri dalla foce del Metauro. Allora tra i materiali recuperati ci furono delle ciotole decorate, scodelle, spilloni, punteruoli, scalpelli, pendagli e altri oggetti di osso e di bronzo di uso comune. L’epoca romana ha poi preso il sopravvento, ma gli insediamenti di Fano e del suo territorio sono ben più antichi di quanto riportano le cronache.
 

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