Fano, esposto contro la torrefazione di caffè. I residenti: «Bruciori per gli effluvi maleodoranti»

L’Asur ha escluso attività simili perché c’è una scuola: divieto tolto dal Comune

Fano, presentato un esposto contro la torrefazione di caffè: «Bruciori per il cattivo odore». Nella foto, lo stabilimento di Ultramar Caffè in via della Pineta
Fano, presentato un esposto contro la torrefazione di caffè: «Bruciori per il cattivo odore». Nella foto, lo stabilimento di Ultramar Caffè in via della Pineta
di Lorenzo Furlani
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Giovedì 28 Marzo 2024, 02:20 - Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 10:50

FANOÈ al centro di uno strano caso l’azienda Ultramar Caffè, che sorge in via della Pineta, nell’area dell’ex zuccherificio. Gestisce una torrefazione che pone un problema di convivenza con i residenti della zona per le emissioni nell’atmosfera: rumori e, soprattutto, effluvi maleodoranti che a detta di chi abita nelle vicinanze talvolta sono insopportabili causando anche bruciori a naso e gola, nausea e mal di testa. Un disagio che ha prodotto un esposto formale a Provincia, Comune, Arpam, Ast e procura della Repubblica.

Industria insalubre

Soprattutto, Ultramar Caffè srl svolge un’attività produttiva insalubre di seconda classe, in base alla classificazione del decreto ministeriale del 1994, in una zona dove il Piano regolatore generale vieta espressamente insediamenti di questa categoria per la vicinanza di una scuola e di un parco pubblico.  La scuola primaria Decio Raggi è addirittura confinante, trovandosi al di là della recinzione del cortile dello stabilimento.

Eppure l’azienda ha tutti i permessi per l’esercizio della torrefazione dal 2016 in un capannone già edificato: il titolo unico dello Sportello unico per le attività produttive e l’autorizzazione unica ambientale della Provincia.

Non solo. Autorizzata per la tostatura di una tonnellata di caffè al giorno, l’impresa, secondo quanto riportato da media specializzati, avrebbe aumentato la produzione con una capacità decuplicata di torrefare quotidianamente oltre 10 tonnellate di caffè crudo, con emissioni conseguenti.

«Con lo scirocco sono costretta a barricarmi in casa, chiudendo porte e finestre, per non stare male», protesta la promotrice dell’esposto, che sui disagi patiti ha allegato la testimonianza di 12 vicini di casa di via Del Ponte.

Sopralluogo dell'Arpam

Secondo la percezione dei residenti, la situazione ambientale sarebbe migliorata dopo l’esposto, risalente al febbraio del 2023. «In seguito alla nostra iniziativa - afferma l’avvocato Matteo Giuliani -, l’azienda ha comunicato alla Provincia, come modifica non sostanziale dell’autorizzazione, un aumento di 5 volte della torrefazione giornaliera. La Provincia ha rilevato che si trattava di una modifica sostanziale, anche se a noi aveva detto il contrario in relazione all’aumento di produzione dichiarata dai responsabili dell’azienda al sito web www.comunicaffe.it. Perciò, Ultramar Caffè dovrà rinnovare la richiesta di autorizzazione. La conseguenza, visto che c’è stato anche un sopralluogo dell’Arpam, è che nel frattempo ha dovuto ridurre l’attività».

I silenzi del Municipio

Sul piano amministrativo, l’aspetto più sorprendente sono le sviste o i silenzi volontari del Comune di Fano. Nel procedimento di autorizzazione del 2016 della Provincia, il Comune è intervenuto solo per gli aspetti igienico sanitari, in particolare non ha espresso una valutazione sulla conformità urbanistico edilizia dell'attività (nella scheda del comparto del Prg è scritto che è vietato l’insediamento di industrie insalubri di prima e seconda classe), senza la quale secondo l’avvocato Giuliani, in base alla giurisprudenza rintracciata, l’autorizzazione sarebbe irregolare.

Nell’istanza del 2023 sulle modifiche produttive, il Comune non ha risposto tout court all’interlocuzione dalla Provincia. In entrambi i casi, la Provincia ha concluso che per il Comune non c’erano argomenti ostativi.

Iter in autotutela abortito

Riguardo specificamente all’aspetto urbanistico, il Comune ha abortito l’annullamento in autotutela del titolo unico rilasciato, sostenendo (con due dirigenti dopo un analogo parere dell’azienda) che il divieto riportato nella scheda del comparto del Prg diventa efficace solamente con il piano urbanistico attuativo.

Secondo questa interpretazione (contestata dall’avvocato Giuliani), resta chiaramente inevasa la raccomandazione dell’Asur che nel 2010 ribadiva quanto espresso per la valutazione ambientale strategica del Prg del 2009, tuttora vigente, sul potenziale rischio igienico sanitario per gli utenti della scuola adiacente in relazione agli agenti inquinanti. E indicava di conseguenza la necessità di non ampliare la zona produttiva o di vietare le industrie insalubri di prima e seconda classe. 

«Colpo di spugna»

In seguito all’emendamento del sindaco Seri per ripristinare la zona produttiva all’ex zuccherificio, approvato dal consiglio comunale in occasione dell'adozione del nuovo Prg, con l'azzeramento di 4 anni di progettazione partecipata dai cittadini, è rimasto solamente il divieto per le industrie insalubri di prima classe. Mentre la torrefazione è stata stralciata dal comparto, ricompresa in una zona senza alcuna prescrizione, nonostante sia prossima alla scuola. Contro questo «colpo di spugna», 12 residenti hanno presentato un’osservazione al Prg per reinserire quel divieto: per un elementare principio di precauzione sanitaria quella produzione dovrebbe essere trasferita altrove.

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