Picchiata anche quand'era incinta: «Ma era un bravo padre». Assolto per i maltrattamenti e condannato per le lesioni

Picchiata anche quand'era incinta: «Ma era un bravo padre». Assolto per i maltrattamenti e condannato per le lesioni
Picchiata anche quand'era incinta: «Ma era un bravo padre». Assolto per i maltrattamenti e condannato per le lesioni
di Luigi Benelli
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Venerdì 9 Luglio 2021, 07:35

COLLI AL METAURO - Picchiata anche quando era incinta, le mani al collo fino a quasi soffocarla. Ma lei in aula dice che l’ex marito era un bravo padre. Viene assolto per i maltrattamenti, condannato per le lesioni. Una pesante accusa di violenza durata ben 17 anni finché all’ospedale, lo scorso gennaio, hanno refertato l’ennesima aggressione e si è messa in moto la macchina della giustizia per proteggere lei e porre lui sotto indagine. Si tratta di una coppia di marocchini, lei 38 anni, lui 48. Una relazione iniziata nel 2001, poi i cinque figli e la convivenza tra Cartoceto, Lucrezia e Colli al Metauro

 

Ma qualcosa ha iniziato a scricchiolare già da subito perché, secondo le indagini lui la maltrattava fisicamente e moralmente. L’avrebbe picchiata anche quando era incinta e subito dopo, davanti ai figli minorenni. Aggressioni costanti con percosse e lesioni definite frequenti e senza interruzioni negli anni. Poi le minacce di morte tentando persino di strangolarla mettendole le mani al collo. Una pressione così forte fino a quasi soffocarla. Un episodio in cui le aveva rotto anche il naso ed era finito a processo per queste lesioni. Patteggiò la pena, ma la cosa non servì a farlo desistere. 

Secondo le indagini e i racconti lui avrebbe continuato con le aggressioni, gli insulti. L’avrebbe anche lasciata sola nel crescere i figli, cinque bambini. Una sofferenza continua in quella casa perché lui l’avrebbe costretta anche a rapporti sessuali contro la volontà della moglie. Un clima invivibile dove il sentimento di possesso che lui aveva nei confronti di lei sfociava nelle più crude conseguenze. Non si sarebbe limitato nelle minacce, tanto da proferire frasi come: «Arriva un giorno in cui ti ammazzo e vado in carcere». Due anche tre aggressioni al mese, con gli ultimi episodi che hanno fatto esplodere il vaso di pandora. Nel novembre 2020 e nel gennaio 2021 lei è finita in ospedale, con tanto di referti medici che documentavano le lesioni (7 giorni di prognosi). L’aveva presa per il mento e trascinata per i capelli, prendendola a pugni in varie parti del corpo. Poi lui se n’è andato di casa prima che arrivasse il provvedimento di allontanamento emesso dal gip. Così, dopo le indagini, il 48enne è finito davanti al collegio del tribunale di Pesaro per le lesioni e i maltrattamenti in famiglia aggravati dal fatto di averli compiuti anche quando lei era incinta, in presenza dei figli minori e per futili motivi. Ieri in aula la donna ha reso testimonianza dicendo che comunque lui era un bravo padre e non aveva mai fatto mancare nulla alla famiglia. 

Il pubblico ministero Silvia Cecchi ha chiesto 3 anni e 10 mesi di condanna ma il collegio ha assolto il marocchino per i maltrattamenti e lo ha condannato per le lesioni a 1 anno.

L’avvocato difensore Marco Baietta sottolinea: «Mancava la prova della continuità della violenza in famiglia reiterata e sistematica. La moglie ha detto che come padre era presente e che anche dopo l’allontanamento ha continuato a far arrivare il sostentamento ai figli». 

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