Gestiva una start-up da Città del Capo, in Sudafrica. Ma la guerra non l'ha lasciata indifferente. Così l'imprenditrice svedese Jessika Nilsson ha realizzato un sito web per monitorare i movimenti nel mondo degli yacht di lusso degli oligarchi russi. L'obiettivo? Aiutare le autorità a sequestrarli. «Questo è il mio progetto - dichiara a svt - isolare gli oligarchi e metterli contro Putin togliendo loro i giocattoli».
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Imprenditrice svedese che "caccia" gli yacht degli oligarchi russi, chi è
Normalmente si occupa di seguire una start-up da Città del Capo. Ma quando è scoppiata la guerra, la Nilsson ha iniziato a pensare a come poteva sostenere l'Ucraina. «Abbastanza rapidamente ho pensato che avrei potuto costruire un tracker per monitorare gli yacht degli oligarchi russi», racconta l'imprenditrice a Ekonomibyrån.
Come funziona il monitoraggio
Collegato al sito web c'è un account Twitter che si aggiorna automaticamente quando gli yacht cambiano rotta. Lo strumento si basa sulla cosiddetta tecnologia AIS, informazioni pubbliche che le navi più grandi sono tenute a inviare in modo che le autorità e le altre barche, per esempio, possano vedere dove sono. L'ambizione è quella di aiutare le autorità a sequestrare gli yacht.
Il sistema di identificazione automatica
Il sistema di identificazione automatica (AIS) è un sistema che permette di identificare e seguire le navi e i loro movimenti. Tutte le navi passeggeri e le imbarcazioni più grandi devono essere dotate di transponder AIS. Le navi possono essere identificate da un numero specifico che proviene dal Maritime Mobile Service Identity (MMSI) o dall'International Maritime Organisation.
#Russia #oligarch Igor #Makarov's #yacht 319926000 has changed destination: From [MIAMI] To [BAHAMAS]. Track it here: https://t.co/Dvq2AIo8aH #StandWithUkraine pic.twitter.com/ijy0hsoYEG
— Sanctions Ahoy! (@SanctionsAhoy) May 3, 2022
La soffiata all'FBI
Qualche settimana fa Nilsson ha cercato di fare una soffiata all'FBI. «Si poteva vedere come molti stavano facendo rotta verso la Turchia. Si muovevano in acque europee. Quindi è stato un po' frustrante che non siano stati presi allora, perché sapevamo che sarebbero andati in Turchia dove probabilmente sarebbero stati al sicuro». Un altro "hotspot" sono le Maldive. «Molte persone vanno lì perché hanno una sorta di rifugio sicuro». Molto si trova anche a Panama, ma con il rischio di sconfinare. «Lì abbiamo potuto vedere come uno yacht è andato accidentalmente in acque americane, purtroppo solo molto brevemente. Così abbiamo cercato di fare una soffiata all'FBI, ma era troppo tardi».
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