Volontari delusi dalle istituzioni
Menichelli: "Siete una vera medicina"

Volontari delusi dalle istituzioni Menichelli: "Siete una vera medicina"
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Sabato 11 Aprile 2015, 17:03 - Ultimo aggiornamento: 18:22
ANCONA - Istruito, solidale, partecipe della vita culturale e politica, ma deluso dalle istituzioni. È l'identikit del volontario che emerge da una ricerca presentata oggi ad Ancona da ConVol, Conferenza permanente delle Associazioni Federazioni e Reti di volontariato. Nata nel 1991, la struttura, che raccoglie 22 associazioni, reti e federazioni che operano a livello nazionale e internazionale, si è presentata oggi per la prima volta ad Ancona con la presidente nazionale, Emma Cavallaro, per offrire un contributo al progetto di riforma del terzo settore messo in campo dal Governo. Dalla ricerca condotta da Ugo Ascoli dell'Università di Ancona ed Emmanuele Pavolini, dell'Ateneo di Macerata, sottoponendo a un questionario oltre 2.100 persone, emergono specifiche differenze culturali tra volontari e non partecipanti ad associazioni. I primi hanno nel 25% dei casi una laurea, contro il 9% dei secondi, e nel 49,6% un diploma di scuola superiore, rispetto al 43,9% degli altri. Il 73,6% dei volontari, inoltre, partecipa mediamente alla vita politica contro il 43,2% dei non partecipanti ad associazioni, e nel 91,7% dei casi ammette che questa esperienza, cui dedica circa 19 ore la settimana e che dura mediamente per dieci anni, ha inciso positivamente nell'accrescere il suo senso di responsabilità, di collaborazione con gli altri (90,7%) e di civiltà (85,8%). Volontari e non partecipanti ad associazioni condividono tuttavia una certa sfiducia nelle istituzioni con percentuali intorno al 35%, ma l'abbandono del volontariato dipende in genere da impegni familiari (58,3%), di studio e lavoro (35,6%) e per il 16,9% da disaccordi su come si prendono le decisioni interne. L'appartenenza politica dei volontari è trasversale, con una certa preponderanza ideologica riferibile al centro sinistra. Variegato anche l'universo organizzativo delle associazioni, che emerge dalla ricerca di Sabina Licursi e Giorgio Marcello dell'Università della Calabria, effettuata su 851 organizzazioni. La maggior parte (43,3%) non supera i 30 volontari, il 22,3% ne conta al massimo dieci, il 13,4% dai 31 ai 50, il 10,3% dai 51 ai 100, e solo il 10,7% supera i 100. Sul totale delle organizzazioni il 59,8% è basata sul volontariato, il 38% presenta forme ibride con dipendenti a pagamento e il 2,2% è rappresentato da imprese sociali. Solo il 14,7% degli intervistati, inoltre, definisce la gratuità della prestazione come l'elemento distintivo del proprio impegno. Le organizzazioni mostrano anche di sapersi connettere bene al loro interno, ma male con quelle che operano nello stesso territorio. Di qui, per Cavallaro, «la necessità che le proposte del Governo non cancellino il volontariato organizzato, dando spazio ai singoli volontari, o inserendo un criterio direttivo che guidi il riordino legislativo riconoscendo la specificità dello status di volontario all'interno del terzo settore. Non vogliamo - ha detto - che il volontariato diventi una lobby». Per il card. Edoardo Menichelli il volontariato rappresenta una medicina contro le malattie culturali ed etiche del nostro tempo. Combatte il soggettivismo, dà speranza ai valori collettivi, fruttifica le relazioni.
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