Prima l'alluvione, poi il terremoto: nelle Marche senza pace si torna a vivere nella paura

Prima l'alluvione, poi il terremoto: nelle Marche senza pace si torna a vivere nella paura
Prima l'alluvione, poi il terremoto: nelle Marche senza pace si torna a vivere nella paura
di Maria Teresa Bianciardi
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Mercoledì 9 Novembre 2022, 19:48 - Ultimo aggiornamento: 20:00

Una scossa fortissima, poi subito un'altra eun'altra ancora. Alle 7.0 (magnitudo 5.9) alle 7.08 (5.2) e alle 7.12 (4.0). Un boato spaventoso ha preceduto il terremoto di questa mattina nelle Marche: le pareti hanno iniziato a vibrare sempre più forte, mentre nelle case, negli uffici, dentro gli ospedali succedeva di tutto. Queste sono le ore dedicate alla conta dei danni, soprattutto in provincia di Pesaro Urbino - dove il sisma si è sentito in tutta la sua potenza - e  lungo la costa di anconetana, dove le scosse telluriche si sono propagate scuotendo gli edifici in maniera spaventosa. Per fortuna si conteranno solo i danni: l'epicentro del terremoto è stato localizzato a 30 km dalla fascia costiera ed ha attutito gli effetti terribili che una scossa di magnitudo 5.7 avrebbe potuto causare se fosse affiorata dalla terraferma.

LE SCOSSE A RIPETIZIONE (INGV)

La conta dei danni, famiglie evacuate e case inagibili

Un pensiero comune, ricorrente, tra le persone scese in strada allontanandosi dalle abitazioni.

A Pesaro al momento, sono state evacuate dieci persone, si tratta di 4 famiglie residenti in centro storico, tre delle quali in via Branca, cuore dello shopping e del passeggio. Verranno ospitate dai parenti e sistemati dal Comune. Ad Ancona non si registrano case inagibili, ma sono state chiuse per precauzione le chiese, oltre agli impianti sportivi, ai cimiteri. Scuole chiuse nel capoluogo anche nella giornata di domani, giovedì 10 novembre, e a macchia di leopardo in diversi comuni delle due province più colpite.

Due mesi fa l'alluvione che ha devastato le due province: 13 vittime

Eppure non è solo il terremoto che ha fatto tremare le Marche, una terra che negli ultimi anni è stata flagellata da eventi naturali che si sono trasformati in drammi fuori controllo. Come l'alluvione del 15 settembre scorso, nemmeno due mesi fa, che ha devastato l'entroterra delle province di Ancona e Pesaro Urbino, provocando la morte di 13 persone con Brunella Chiù che ancora non si trova. Una tragedia immane, da cui i paesi sepolti da fango e detriti ancora stentano a riprendersi. Come Senigallia, colpita sia dall'esondazione del fiume Misa, sia dal terremoto di questa mattina: ripiombata nell'incubo e nella paura mentre è ancora sotto choc per l'alluvione di settembre.

Il terremoto del 2016, Marche ancora sospese con la ricostruzione

«Se l'epicentro non fosse stato in mare, chissà che cosa sarebbe successo». Ci sono ancora le ferite aperte del sisma 2016 a ricordarci cosa può causare la violenza di un terremoto: a distanza di sei anni i borghi dei Sibillini fanno i conti con una ricostruzione che ha iniziato ad accellerare solo da pochi mesi. Ci sono le macerie, i paesi rasi al suolo, le 51 vittime marchigiane, la disperazione di chi ha dovuto abbandonare tutto a ricordare quanto le Marche siano in balia di faglie e fiumi. Fiumi che esondano e travolgono, come è accaduto a Senigallia il 3 maggio del 2014, dove tre persone hanno perso la vita. Catastrofi naturali, le chiamiamo: ma il commissario per la ricostruzione del Sisma 2016, Giovanni Legnini, oggi ha ricordato che «serve un approccio sistemico, che non si limiti alla riparazione dei danni, ma che punti alla riduzione del rischio».

E il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Ancona, Stefano Capannelli, insiste: «Le scosse di terremoto che abbiamo avvertito non sono altro che l’ennesima dimostrazione della fragilità del nostro territorio. In quanto Ordine degli Ingegneri della provincia di Ancona stiamo monitorando  la situazione, consapevoli della necessità di tenere alta l’attenzione sul fenomeno della vulnerabilità sismica dei nostri edifici». Intanto la natura fa il suo corso.

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