ANCONA - La vera emergenza, adesso, è recuperare il terreno perduto. Ma non è facile perché l’onda lunga del Covid si sta facendo sentire, su un doppio fronte: da un lato, la carenza di personale, impegnato nella gestione dei pazienti positivi - e non è ancora arrivato il momento di abbassare la guardia e ripristinare l’assetto pre-pandemia - , dall’altro le liste d’attesa che si fatica ad accorciare perché il ritardo accumulato in due anni d’emergenza ha toccato livelli record e riassorbirlo richiederà uno sforzo considerevole.
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I vertici dell’ospedale regionale di Torrette si trovano a ragionare su una scacchiera dove le pedine a disposizione per l’attività ordinaria continuano a scarseggiare, nonostante l’importante iniezione di infermieri avvenuta nei mesi scorsi proprio per fronteggiare il virus.
La morsa
Una fetta importante del personale continua ad essere dedicata ai reparti Covid: quelli di Torrette sono stati i primi ad essere riempiti e saranno gli ultimi a svuotarsi.
La contrazione
Ma l’altra faccia dell’allarme è sul fronte dell’attività chirurgica «che ha subito tagli dal 30 al 70% nelle varie fasi della pandemia - spiega il professor Marco Di Eusanio, direttore della Cardiochirurgia dell’ospedale regionale -. Ora stiamo viaggiando con una riduzione di circa il 20-30% degli interventi rispetto al 2019, quando riuscivamo a garantirne 1.250 all’anno. Tutto questo a fronte di liste d’attesa che, nel frattempo, si sono allungate in modo significativo». Il problema è duplice: mancano professionisti e posti letto perché le risorse non sono state ancora riassegnate e il focus principale, in questo momento, resta per forza di cose il Covid.
«L’emergenza non è finita, ma dopo grandi crisi si rendono necessari interventi correttivi importanti - aggiunge il professor Di Eusanio -. C’è tantissima attività alle spalle da recuperare». Il che non è un bene, soprattutto in ambito cardiovascolare, dove rimandare equivale sempre a un rischio.