ANCONA - Il settore dell’edilizia, in ginocchio per i rincari, blocca i cantieri e l’effetto domino peggiore rischia di abbattersi sul cratere sismico, dove le ricostruzione aveva appena ingranato la marcia dopo anni di sabbie mobili. Proprio in quella porzione di territorio, ai problemi generali che riguardano la filiera delle costruzioni, si somma un prezzario definito «obsoleto» dagli edili.
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L’ostacolo
Il prezzario unico del cratere è fermo alla revisione del 2018 e dunque incapace di rappresentare le necessità del momento: i prezzari stabiliscono infatti la congruità delle spese per i lavori edilizi, ma se non tengono conto dell’aumento dei costi di materie prime, carburanti ed energia, finiscono per soffocare il settore. L’aggiornamento è in corso, benché i tempi si siano dilatati oltre le possibilità di attesa del settore. L’articolo 6 dell’ordinanza 118 del 2021 stabiliva l’avvio della revisione del prezzario unico del cratere e gli Uffici speciali per la ricostruzione ne hanno ricevuto comunicazione il 30 novembre. Il 7 febbraio 2022, con decreto commissariale 48, la casa editrice Dei è stata incaricata di un servizio di «consulenza, collazione, redazione e composizione, ai fini dell’aggiornamento del prezzario unico interregionale del cratere». Successivamente, con decreto 77 del 16 febbraio, il commissario straordinario Giovanni Legnini ha costituito un gruppo di lavoro per esaminare quanto prodotto dalla Dei, e la valutazione è ancora in corso.
La tempistica
I nodi da sciogliere
Ma allargando lo zoom, si può notare come il freno più pericoloso alla ricostruzione lo ponga un corollario al problema principale, ovvero il costo parametrico. «Se si aggiornano i prezzi, ma non si aumenta il costo parametrico, non risolviamo nulla – osserva il titolare della delega –. Esso infatti rappresenta il corrispettivo, per metro quadro, che la struttura commissariale riconosce per la ricostruzione privata. Se adeguiamo i prezzi, ma il tetto massimo del contributo concedibile non aumenta, addossiamo il carico del rincaro dei prezzi sui terremotati. Lo Stato deve capire ed invito Legnini a darci una mano in questo che ci vuole un adeguamento del costo della ricostruzione, specie di quella privata». Una partita che le Marche non possono permettersi di perdere, quella della ricostruzione: secondo le stime comunicate da Ance, la spesa necessaria per le riparazioni degli immobili lesionati dalle scosse ammonta a 17,5 miliardi, di cui quasi 13 miliardi per la ricostruzione privata.
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