Marche, corsa contro il tempo per non gettare via i 330 milioni della Ue

Marche, corsa contro il tempo per non gettare via i 330 milioni della Ue
Marche, corsa contro il tempo per non gettare via i 330 milioni della Ue
di Maria Cristina Benedetti
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Sabato 8 Ottobre 2022, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 15:18

ANCONA Ma quale fanalino di coda. Guido Castelli corregge il tiro sulla spesa del Fondo europeo di sviluppo regionale, in sintesi il Fesr: «No, non siamo la regione maglia-nera e noi, in ogni caso, siamo arrivati alla fine del percorso». Lo spettro d’azione è quello dell’imponente tesoretto a disposizione dell’Italia per il 2014-2020, con un totale di 36 miliardi: il corollario marchigiano è di 585,4 milioni. L’assessore regionale uscente al Bilancio, prossimo a varcare la soglia di Palazzo Madama con la bandiera di Fratelli d’Italia, s’appella allo stato di avanzamento finanziario. Fissa il momento al 30 settembre 2022 quando, di quella cifra complessiva, sono stati certificati da Bruxelles 253,5 milioni. Il che significa che quel denaro è già passato attraverso la strada obbligata dei bandi, l’individuazione dei destinatari, la messa in pratica e una doppia verifica locale per assicurarsi che le fatture emesse a lavori compiuti fossero coerenti con gli obiettivi di spesa fissati a inizio del percorso.  


Il sigillo


Ed è in questo punto esatto che tutto il pacchetto riprende la via dell’Europa, che ci piazza il sigillo: la certificazione, appunto.

Il visto si stampi: quelle risorse sono state usate senza tradire i parametri comunitari prestabiliti, seguendo i mille rivoli dell’ammodernamento: infrastrutture, scuole più sostenibili. Ad Ancona, con parte di quelle risorse, si sta accendendo la nuova illuminazione del waterfront. Punto e a capo. Ora ci sarà tempo fino a dicembre del 2023 per spendere e certificare la somma residua: 330 milioni di euro. Castelli riprende il filo del suo ragionamento e s’impegna: entro fine anno si prevede un altro scatto in avanti, pari a un ulteriore 10% di certificazione. Ricorda poi che il 99% di quelle risorse rimaste sono state attivate. «Nulla - avverte - è rimasto nei cassetti». Il 94% è stato impegnato, ripercorrendo la strada di gare e bandi, ed stato individuato il 50% dei soggetti destinatari. L’ingranaggio si rimette in moto. 


Le criticità 


Ricostruzione post-terremoto e rigenerazione urbana, con i Comuni come enti attuatori privilegiati, sono ancora le voci più gettonate di questi capitoli in divenire. La parola ritardo la rispedisce al mittente, l’assessore, ma sulle difficoltà fa i dovuti distinguo: «Le criticità sono emerse sul fronte della sistemazione delle scuole terremotate. Non è stata una grande idea utilizzare quei fondi, il meccanismo è cervellotico anche per me che ho la delega ad hoc». Entra nelle pieghe più sgualcite: «Qui convergono le risorse del Fesr e i fondi speciali destinati alla ricostruzione. In fase di certificazione è il caos». Va sul pratico: «La scuola di Venarotta è esempio di oggi: la sua realizzazione è in corso d’opera e questo sistema complesso ha creato un ritardo spaventoso nel procedere». La sua morale: aule e banchi della rinascita devono essere sganciati dal Fondo europeo. È già oltre, Castelli: passa agli Iti, gli investimenti territoriali integrati, là dove rientra la rigenerazione urbana e quella delle aree interne. «Anche qui il percorso è stato accidentato per via di un ricorso del Comune di Macerata, all’epoca della giunta Carancini». Non fa sconti. 


Il sociale 


Estrapola dalla partita comunitaria il caso del Por Fse, ovvero il programma operativo regionale del Fondo sociale. Spiega: «Considerate le indicazioni che la Commissione europea ha dato per gestire gli effetti della pandemia, che hanno previsto lo spostamento di parte delle risorse Por su programmi complementari, in fase di avvio, gli impegni sono pari al totale dei beni disponibili». Ci mette sopra le cifre: «Le soglie di disimpegno sono già state tutte raggiunte, compresa quella del 2023, e i soldi ancora da erogare entro la fine dell’anno prossimo, circa 34 milioni, sono inferiori alla capacità di spesa annua che il Por Fse ha registrato nel corso degli anni: 50 milioni». Riavvolge il nastro: 238,3 milioni di euro è la dotazione residua post Covid; 204,8 milioni i pagamenti; 166,03 milioni le spese certificate. Altro giro.
 

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