ANCONA Se le fasi funzionali del collegamento Pm228-Caltelplanio procedono in ordine sparso - con il lotto 2 che va avanti e il lotto 3 al palo dopo lo “scippo” delle risorse - gli altri stralci del raddoppio della Orte-Falconara navigano immersi nelle nebbie. Non ci sono neanche i progetti sulla carta, figuriamoci le risorse. E si tratta delle parti più corpose e complicate. In particolare il tratto tra Fabriano e Foligno, da realizzare per gran parte in galleria. Ma anche la Terni-Spoleto non scherza quanto a complessità.
L’iter
Partiamo dal raddoppio di questo secondo segmento di binario: Rfi sta ultimando la project review del progetto definitivo per adeguarlo alle nuove norme tecniche di costruzione e ai nuovi standard tecnici di interoperabilità.
Il tratto mancante
Il segmento di raddoppio più nebuloso è tuttavia quello tra Fabriano e Foligno, il più complesso anche a causa della necessità di realizzare numerose gallerie. E qui andiamo oltre il teatro dell’assurdo: il progetto preliminare era stato inviato al Mit addirittura nel 2003, ricevendo l’approvazione con delibera del Cipe nel 2006. Ma tutto si bloccò per mancanza di finanziamenti. Ovviamente, anche in questo caso, come per la Terni-Spoleto, sarà necessario rivedere le specifiche dell’opera adeguandole ai tempi, dato che sono passati 20 anni nel frattempo. La progettazione del documento di fattibilità delle alternative progettuali è prevista entro il 2023. Siamo all’anno zero, quindi.
Gli interventi strategici
Dall’assessore regionale alle Infrastrutture Francesco Baldelli era stata presa come un’ottima notizia il fatto che la tratta fosse inserita all’interno delle opere previste in progettazione nel documento degli interventi strategici del Mit. Tanto ci siamo assuefatti al nulla cosmico che ruota attorno a questo tratto della Orte-Falconara. Ma il problema numero uno resta un altro: il costo stimato è di circa 2 miliardi di euro, di cui zero coperti a livello finanziario. Considerando che ci vengono tolte anche le risorse che credevamo di avere già in cassaforte, non è un buon segno.
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