Meno imprese, ma più solide. Il sistema Marche cambia pelle: in 9 mesi perse oltre 4mila aziende

Silenzi, presidente Cna: «Tiene chi investe in competenze ad alta professionalità»

Meno imprese, ma più solide. Il sistema Marche cambia pelle: in 9 mesi perse oltre 4mila aziende
Meno imprese, ma più solide. Il sistema Marche cambia pelle: in 9 mesi perse oltre 4mila aziende
di Martina Marinangeli
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Giovedì 2 Novembre 2023, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 12:53
ANCONA La teoria di Darwin applicata all’economia: sopravvivono solo le aziende che sanno adattarsi ai repentini cambiamenti di questa fase storica. Così accade che nei primi 9 mesi del 2023, il sistema produttivo marchigiano abbia perso 4.384 imprese (-3,1%) rispetto allo stesso periodo del 2022, ma si tratta soprattutto di ditte individuali.  


Il doppio binario


Crescono invece le società di capitali e tengono i servizi avanzati, quali informazione e comunicazione, attività finanziarie e assicurative, attività immobiliari, quelle scientifiche e tecniche, l’istruzione. E fanno registrare un trend positivo le aziende green, culturali e del turismo sostenibile. Più compatibili con i nostri tempi. È la fotografia scattata dal centro studi della Cna Marche, che registra come in un anno siamo passati da 141.527 a 137.143 aziende in attività, scendendo per la prima volta sotto quota 140mila.


Il mutamento


Ma è appunto l’effetto della “selezione naturale”. «L’aumento delle società di capitali, insieme alla resistenza delle imprese del terziario e dei servizi avanzati - spiega Paolo Silenzi, presidente regionale della Cna - dimostra che il sistema produttivo marchigiano sta cambiando pelle. Meno imprese individuali mentre si punta su quelle più strutturate e con investimenti nel capitale umano e nelle competenze ad alta professionalità». Tra i settori che perdono più aziende attive ci sono il commercio (-1.588) e l’agricoltura (-1254). Consistente poi il calo delle costruzioni (-629) e quello del manifatturiero (-612). In quest’ultimo segmento di mercato, a perdere più imprese sono la moda, il mobile e la meccanica. «Continuiamo ancora ad essere la regione più artigiana e più manifatturiera d’Italia - osserva Silenzi - ma nascono sempre più nuove imprese in settori tecnologicamente avanzati, nel turismo sostenibile, nel green e nella cultura. Servono politiche capaci di conciliare questi due mondi». Perché sapersi adattare ai cambiamenti è la regola numero 1.
 

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