Mamma ricoverata a Torrette, esclusi enterovirus e varicella. «Probabile si tratti di vaiolo». Menzo: «La certezza solo con i reagenti»

Giacometti: «La paziente sta bene, solo lievi sintomi»

Vaiolo delle scimmie, presto i risultati dei test sul caso sospetto: «Resta sulle superfici per settimane. Ma è come una varicella»
Vaiolo delle scimmie, presto i risultati dei test sul caso sospetto: «Resta sulle superfici per settimane. Ma è come una varicella»
di Martina Marinangeli
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Domenica 29 Maggio 2022, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 15:31

ANCONA - Il primo caso sospetto di contagio da vaiolo delle scimmie nelle Marche non è ancora stato confermato, ma si sta restringendo il campo attorno alla natura della patologia. In attesa dell’arrivo - previsto per martedì - dei reagenti necessari a verificare con certezza che si tratti del Monkeypox virus. il laboratorio di Virologia degli Ospedali riuniti di Ancona, sta vagliando le altre ipotesi possibili.

«Finora abbiamo escluso la varicella ed altre infezioni da enterovirus - spiega il dottor Stefano Menzo, direttore del laboratorio e docente di Microbiologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche -.

Per il momento, resta un caso presunto di vaiolo delle scimmie, ma è abbastanza probabile che lo sia. La certezza, tuttavia, potremo averla solo la prossima settimana, quando riceveremo i reagenti che avevamo già ordinato lo scorso lunedì ma che richiedono tempo per arrivare». In ogni caso, rassicura il dottor Menzo, «non è particolarmente patogeno, ma può diventarlo per le persone immunodepresse o con un quadro clinico compromesso». Il fatto che si siano condotti test per escludere la varicella significa che la sintomatologia è di fatto molto simile.

I sintomi

A confermarlo è Andrea Giacometti, primario della clinica di Malattie infettive dell’azienda ospedaliera di Torrette, dove è ricoverata la donna che si è presentata al pronto soccorso con un eritema diffuso con vescicole, difficoltà respiratoria, cefalea e riferendo di aver avuto la febbre nei giorni precedenti. «La paziente sta bene: presenta linfonodi ingrossati, debolezza, ed un’eruzione cutanea molto pruriginosa, dunque sintomi uguali a quelli della varicella. In generale, nei Paesi occidentali il vaiolo delle scimmie è così che si presenta. Risulta contagioso finché non cadono tutte le croste, quindi più o meno per due o tre settimane, durante le quali la paziente dovrà restare in isolamento, anche a casa, non per forza in ospedale. Non ci sono cure specifiche, deve solo fare il suo decorso». La donna si era già messa in isolamento, insieme al suo bimbo - che dal Salesi è stato subito rimandato a casa per assenza di altri sintomi, ad eccezione di un rush cutaneo -, all’insorgere della sintomatologia, dunque è altamente improbabile che abbia contagiato altre persone. «Se venisse confermato che si tratta di vaiolo - osserva Giacometti -, è probabile che lo abbia contratto in aeroporto, di ritorno dalla Francia. Si tratta di un virus molto resistente che, soprattutto in ambienti chiusi, può sopravvivere sulle superfici anche per settimane. Dunque, se tocco una maniglia “contaminata” e poi mi tocco un occhio, qualche rischio c’è».

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