Aggressioni sempre più frequenti, sanitari sotto attacco nelle Marche: «Ci sentiamo con le spalle al muro»

Aggressioni sempre più frequenti, sanitari sotto attacco: «Ci sentiamo con le spalle al muro»
Aggressioni sempre più frequenti, sanitari sotto attacco: «Ci sentiamo con le spalle al muro»
di Antonio Pio Guerra
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Mercoledì 26 Aprile 2023, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 15:10

ANCONA  - «Ci sentiamo con le spalle al muro». E’ tanta la paura che si respira tra i sanitari nei corridoi degli ospedali. Paura per le aggressioni, fisiche e soprattutto verbali, che ormai sono quasi all’ordine del giorno. L’ultimo caso sabato a Fermo. Un uomo ha aggredito uninfermiera colpevole – a suo dire – di non avergli permesso di ritirare una ricetta senza rispettare la fila. Poi Civitanova Alta, dove un’infermiera ha subito la frattura del costato. Perché? Tutto per una radiografia che il paziente non voleva pagare.

 
Gli episodi


O Torrette, a metà marzo, quando uno straniero ha ferito una guardia giurata, costringendo pazienti e sanitari a barricarsi negli ambulatori, venendo fermato solo dalla polizia e da un’iniezione di calmante. L’episodio più eclatante a Pesaro, nella seconda metà di gennaio. Allora a restare feriti furono diversi sanitari, vittime di un paziente in cura che - completamente nudo – ha seminato il panico in tutta la struttura, danneggiando anche i locali del triage. Un vortice di violenza dal quale sembra impossibile uscire e che condanna chi lavora nei corridoi degli ospedali alla rassegnazione. «Fai il tuo dovere sperando che non arrivi un pazzo che ti aggredisce col coltello» confessa Stefania Franceschini, infermiera presso la Neurologia del nosocomio di Jesi e sindacalista Cisl. 


Le ferite


Eppure ci sono ferite difficili da rimarginare, come quella – ancora fresca – che Franceschini ricorda. «Pochi giorni fa, una collega straniera ha subito un’aggressione verbale nella quale si faceva riferimento anche alla sua nazionalità» dice infastidita. Razzismo ma pure prepotenza: «Un paziente cui una collega doveva controllare il green pass prima l’ha spinta e poi l’ha scansata».

Non manca, poi, una punta di sessismo: «Chi aggredisce verbalmente è nella maggior parte dei casi uomo e si dimostra un po’ più remissivo al cospetto di personale maschile». A chi presta il proprio servizio in reparti critici come quello del Pronto soccorso di certo non va meglio. 


L’identikit


«Le persone che arrivano sono intolleranti, insofferenti alle attese» nota Luca Sciascia, operatore sociosanitario di stanza al reparto d’urgenza dell’ospedale jesino e delegato sindacale Cisl per l’Ast di Ancona . «Ma come? Io sono qui per aiutarti e devo essere aggredito?» è la domanda che purtroppo sono spesso costretti a porsi. «E’ una situazione critica» osserva Gabriele Brandoni, direttore di Dietologia a Macerata e segretario Cisl Medici Marche. E su una cosa sono tutti concordi: il Covid ha rappresentato uno spartiacque tra due modi di porsi nei confronti degli operatori sanitari. Purtroppo, in senso negativo. «Pensavamo che la spinta della pandemia portasse le persone a capire il tipo di lavoro che svogliamo ma non è stato così» nota con amarezza Sciascia.

«Forse è dovuto all’esasperazione dei pazienti» ipotizza Brandoni accennando ai tempi d’attesa. La colpa di tutto, in ogni caso, non può essere di medici, infermieri ed Oss. «Non è questo il modo corretto di porsi» sottolinea il responsabile Cisl Medici Marche. Sulla questione è intervenuto anche l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini. «Solleciterò l’Autorità di pubblica sicurezza a provvedere» ha promesso in merito alla riapertura dei posti di polizia ospedalieri, già nuovamente operativi a Macerata e Civitanova. L’azione passa anche per il Governo, con un recente decreto del ministro alla Salute Schillaci che inasprisce le pene per chi si macchia di violenza contro i sanitari. Eppure non basta.

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