ANCONA - Il tetris delle discariche e la grana della gestione dei rifiuti spaccano il consiglio regionale, con il Pd che abbandona l’aula, il Movimento 5 stelle che si prepara a dare battaglia sui territori, ed alcuni consiglieri di maggioranza che si smarcano dalla decisione con uscite tattiche nel momento del voto. Il motivo del contendere è di natura tecnica e si concretizza in una proposta di atto amministrativo, ad iniziativa della giunta, concernente «l’interpretazione autentica resa ai fini applicativi di quanto previsto ai capitoli 12 e 13 del Piano regionale di gestione dei rifiuti approvato nel 2015».
Il nodo
Le province di Ascoli Piceno e Fermo hanno chiesto chiarimenti, rispetto al Piano, circa le distanze minime delle discariche dai centri abitati e da edifici o servizi sensibili che devono osservare i progetti di ampliamento. Di qui il documento prodotto da Palazzo Raffaello ed approvato ieri a maggioranza che specifica come «l’ampiezza della relativa area di tutela vada misurata come la distanza tra l’oggetto della tutela ed il limite esterno dell’ambito di intervento territoriale del progetto di discarica; questa può essere ridotta da metri 2mila a 500 metri a condizione che l’autorizzazione alla realizzazione e/o all’esercizio dell’impianto di discarica preveda annualmente lo smaltimento di un quantitativo di rifiuti urbani non pericolosi prevalente rispetto al quantitativo di rifiuti speciali e la prescrizione per cui i rifiuti speciali non possano superare il 50% del totale dei rifiuti conferiti».
«Siamo forzati a portare avanti un atto amministrativo inusuale perché è un’esigenza reale del territorio – ha spiegato in aula l’assessore competente Stefano Aguzzi –.
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