Orte-Falconara, salvi i primi due lotti: il terzo (per ora) no

Nella proposta di rimodulazione del Mit al Cipess fondi ridotti di 326 milioni Al riparo da tagli anche i 1.850 milioni per l’arretramento da Pesaro a Fano

Orte-Falconara, salvi i primi due lotti: il terzo (per ora) no
Orte-Falconara, salvi i primi due lotti: il terzo (per ora) no
di Francesco Romi
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Martedì 11 Luglio 2023, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 13:05

ANCONA - Il progetto di potenziamento della linea ferroviaria Orte-Falconara subisce un nuovo rallentamento: in poche ore, le risorse disponibili per realizzare il lotto 3, il raddoppio della linea tra le stazioni di Serra San Quirico e Castelplanio, passeranno da 330 milioni di euro a 4 milioni, con una perdita secca di 326 milioni, per un’opera che ha un costo stimato complessivo di 433 milioni. È quanto si accinge a proporre il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nella prossima riunione del Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, che tra i suoi compiti ha quello di approvare i progetti delle opere ritenute strategiche. 


Il cavillo decisivo


In un documento che il Corriere Adriatico ha potuto leggere in anteprima e che porta la firma di Enrico Maria Pujia, nel dicembre scorso nominato dal ministro a capo del Dipartimento per la programmazione strategica, i sistemi infrastrutturali, di trasporto a rete, informativi e statistici, «è emersa la necessità di verificare una possibile rimodulazione delle risorse già allocate sui progetti del Contratto, in considerazione della maturità delle attività progettuali e delle attività di gara esperibili nel 2023, sia in funzione delle esigenze rappresentate dai Commissari, sia con l’obiettivo di garantire gli obiettivi del Pnrr».

Sulla carta, dunque, rispetto a 3,8 miliardi di risorse impegnate nell’ultima legge di bilancio a livello nazionale, spariscono poco più di 1,3 miliardi perché destinati a “interventi per i quali lo stato progettuale non consente di bandire la gara entro il 2023”, nel rispetto dell’articolo 8 comma 2 del Contratto di Programma Investimenti (Cpi). 


Lotti 1 e 2 al sicuro


Tra questi, dunque, anche 326 milioni destinati ai 5,5 chilometri del segmento Serra San Quirico-Castelplanio, che sembrava poter godere della completa copertura finanziaria. Andranno regolarmente avanti, invece, il lotto Pm 228 Albacina e il lotto 2 Genga-Serra San Quirico. La Regione nei giorni scorsi, quando sono uscite le prime anticipazioni diffuse dai parlamentari del Pd Curti e Manzi, si è affrettata a chiarire che si tratta di una “rimodulazione tecnico-contabile”, ma intanto carta canta. Così è stabilito e il Cipess – a meno di rivoluzioni dell’ultimo minuto – procederà a ratificare. Quella che nel documento viene definita “rimodulazione delle risorse”, ed è prevista nel Contratto di Programma Mit-Rfi, taglia 2,5 miliardi spostandoli prevalentemente per realizzare infrastrutture nel nord del Paese. Un processo di aggiustamento concordato con le Ferrovie e con il commissario straordinario di Governo, Vincenzo Macello. La promessa, non scritta, è però di inserire le risorse tagliate già nella prossima Finanziaria. 


Pesaro e Fano avanti


Al momento non corrono rischi i 1.850 milioni per l’arretramento delle stazioni di Pesaro e Fano e il potenziamento della linea Adriatica da Gradara a Marotta, opere per le quali è in corso la progettazione di fattibilità tecnica-economica ai fini del successivo bando di gara. Questo perché l’allora ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, aveva vincolato per legge la disponibilità di quelle risorse, evitando di farle passare attraverso il Cpi, che è uno spazio fluido all’interno del quale i progetti restano ma le risorse per finanziarli entrano ed escono, allungando così i tempi per realizzarli. Resta invece ancora un’ipotesi l’arretramento completo della linea ferroviaria Adriatica, come richiesto da Palazzo Raffaello e da Confindustria Marche.


Studi di fattibilità


Se ne riparlerà l’anno prossimo, quando saranno pronti gli studi di fattibilità affidati a Rfi: da un lato quello dell’arretramento completo della linea, sulla quale i treni viaggeranno a 300 km/h (con poche fermate tra Bologna e Lecce per i viaggiatori e dove verrebbero dirottati i treni merci, ndr.), mettendo a disposizione i binari attuali per realizzare una sorta di metropolitana di superficie; dall’altro l’arretramento, ma solo dove possibile dell’attuale linea - e del suo potenziamento, consentendo ai convogli di viaggiare fino a 200 chilometri orari. 
 

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