Meno compiti a casa, lezioni all'aria aperta: Il “metodo finlandese” fa breccia nelle scuole marchigiane

Meno compiti a casa, lezioni all'aria aperta: Il “metodo finlandese” fa breccia nelle scuole marchigiane
Meno compiti a casa, lezioni all'aria aperta: Il “metodo finlandese” fa breccia nelle scuole marchigiane
di Veronique Angeletti
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Sabato 17 Dicembre 2022, 05:10 - Ultimo aggiornamento: 09:23

ANCONA - La scuola made in Marche conquista e rivoluziona la didattica in Italia. Si chiama Mof o modello organizzativo finlandese, la sua capitale è il Montefeltro ed è il risultato di una sperimentazione lunga 18 anni dell’attuale dirigente scolastica Antonella Accili sull’Istituto Della Rovere di Urbania e sull’Ic di Piandimeleto. Il Mof vieta lo spezzatino delle discipline, organizza diversamente le lezioni, mette il docente al centro della didattica e delega meno compiti alle famiglie. Lo stanno applicando oltre quattrocento docenti nelle Marche e più di duemila in tutt’Italia. A far scattare la scintilla è stata la consapevolezza che il metodo dell’insegnamento frontale non era più la formula giusta.


L’approccio


«L’approccio didattico doveva essere diverso – spiega Antonella Accili –.

Ho indagato e mi sono soffermata sul modello finlandese, ho selezionato i suoi aspetti positivi che ho declinato con la grande tradizione pedagogica e didattica italiana a cominciare dalla Montessori». Lo applica nelle sue classi, nei suoi istituti, attira l’interesse dell’ufficio scolastico provinciale, poi dell’ufficio regionale che organizza un convegno nazionale ad Ancona e il Mof dal Montefeltro fa il grande salto. A conquistare Patrizia Leoni, dirigente dell’IC Senigallia Centro, è stata l’integrazione tra la scuola e il suo ambiente esterno, le modalità d’insegnamento delle discipline e la forte inclusione. «L’abbiamo applicata l’anno scorso alla classe prima della scuola primaria Vallone per la sua vicinanza con il fiume – entra nel merito - e quest’anno l’applicheremo alla scuola dell’infanzia. Ma quello che ci convince è l’accorpamento orario delle discipline che consente una maggiore concentrazione e selezione dei contenuti e si traduce con un apprendimento più permanente».

Con il Mof, la lezione è davvero diversa. L’insegnante, in cattedra, spiega per 20-30 minuti poi, i bambini rielaborano con il metodo cooperativo e i cinque minuti finali sono dedicati all’interazione con il docente o tra di loro. «Con questo sistema – chiarisce - tutto diventa più accattivante, più motivante e le ore diventano più fruibili, quindi più fluide. Secondo i nostri insegnanti, è una motivazione interna alla base dell’apprendimento e i risultati sono eccezionali sul piano “benessere” e sul piano dell’apprendimento». 


Mettersi in gioco


All’Istituto Comprensivo Lotto Jesi, la dirigente Sabrina Valentini, applica il Mof dal 2020 a tre classi primarie nella scuola Mestica e a 9 classi della scuola secondaria di I grado Paolo Borsellini. Conferma che ci sono cambiamenti in corso e che la comunità professionale dei docenti è molto motivata ad intercettarli e a mettersi in gioco. «E’ molto più impegnativo ma, per trovare delle risposte ai bisogni educativi dei ragazzi, è normale sondare ed approfondire altri percorsi di riflessione e d’innovazione». Sottolinea anche lei che i laboratori nel Mof non sono paragonabili a quelli della didattica tradizionale. «Qui è il docente che si mette in discussione e l’apprendimento diventa attivo, il che, abbinato alla ciclicità degli apprendimenti e ad una immersione nelle discipline, aiuta a fissare le materie nella memoria». Il Mof insomma fa la differenza forse perché «mentre la scuola di oggi valorizza i geni – conclude la dirigente Accili - il metodo cerca il qualcosa di buono che ha il ragazzo,  su cui aiutarlo a costruire il suo successo formativo».

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