Pierluigi Bocchini (Confindustria Ancona): «Le Marche piccole e divise anche sugli Istituti tecnici»

Pierluigi Bocchini (Confindustria Ancona): «Le Marche piccole e divise anche sugli Istituti tecnici»
Pierluigi Bocchini (Confindustria Ancona): «Le Marche piccole e divise anche sugli Istituti tecnici»
di Martina Marinangeli
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Domenica 5 Novembre 2023, 04:55 - Ultimo aggiornamento: 12:50

Pierluigi Bocchini, presidente di Confindustria Ancona: gli imprenditori chiedono da tempo una maggior attenzione sugli Its per sanare il mismatch tra la domanda delle aziende e l’offerta del mercato del lavoro. L’aumento del numero dei corsi finanziato dalla Regione è sufficiente?
«È una prima risposta. Come sistema delle imprese lo chiedevamo da anni e fino ad oggi le soluzioni erano state “creative” e non in linea con le aspettative delle aziende».

 
Oggi cos’è cambiato?
«Ora la Regione ha risposto e finalmente si va nella giusta direzione. È evidente però che sia un passo iniziale».
Cos’altro serve?
«L’altro tassello, su cui le amministrazioni pubbliche potrebbero fare molto, è un’azione di persuasione e convincimento nei confronti dei giovani studenti che molto spesso intraprendono in autonomia percorsi non adatti alle loro attitudini. E poi si perdono senza arrivare da nessuna parte».
Cosa si dovrebbe fare in questo senso?
«I servizi di orientamento sono fondamentali, ma anche ricucire il rapporto tra scuola e impresa è fondamentale».
Rispetto agli Its, uno dei problemi è che esercitano uno scarso appeal nei confronti dei giovani neo diplomati: perché secondo lei?
«Ci sono diverse criticità. Una è molto banale: il nome non attrae perché l’acronimo Its è troppo simile a Itis, Molto spesso famiglie e ragazzi non si avvicinano al mondo degli Its perché lo ritengono un diploma tecnico al pari di quello che rilascia l’Itis. Senza sapere che c’è una differenza abissale».
Ma al di là del nome sfortunato, quali sono le altre falle?
«Da un lato la carenza di crediti formativi: se si cambia idea e ci si vuole avvicinare al mondo dell’università, sarebbe complicato. L’altra problematica, ora in parte colmata, era la carenza di risorse che per lungo tempo ha caratterizzato gli Its. Inoltre, in Italia c’è la cultura per cui il pezzo di carta dell’università vale più del diploma dell’Its, che è poco conosciuto rispetto alle potenzialità che invece ha a livello di formazione necessaria al mondo delle imprese. Poi qui nelle Marche ci abbiamo messo del nostro».
Cosa intende? 
«Come sempre, siamo piccoli e divisi. Abbiamo una moltitudine di Its sparsi su tutta la regione e stiamo faticosamente cercando di creare una sintesi, cosa che sembra impossibile. Siamo arrivati ad un livello di assurdità tale che non riescono neanche a collaborare e si fanno la guerra. Questa frammentarietà disorienta i ragazzi».
Da imprenditore, che consiglio darebbe ad un giovane che si è appena diplomato e che vuole approcciarsi nel modo giusto al percorso formativo per entrare nel mondo del lavoro?
«Consiglierei di iniziare presto ad orientarsi: la scelta sull’orientamento parte già dalle elementari.

Le attitudini vanno coltivate da subito. Confindustria ha studiato un videogioco per i più piccoli dove si gioca all’interno di una fabbrica e si cerca di trasmettere i valori positivi di questo lavoro. Purtroppo c’è ancora un’accezione negativa della fabbrica, e anche per questo i ragazzi si tengono lontani dagli Its. Bisogna riavvicinare il mondo della scuola a quello delle imprese, potenziando l’alternanza scuola-lavoro».

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