ANCONA - Sulla messa a terra dei fondi europei si sta andando oltre il ridicolo. E il tallone d’Achille delle Marche si conferma il Fesr, il Fondo europeo di sviluppo regionale che nella programmazione di Bruxelles cuba più soldi di tutti. Non bastava la carente capacità di spesa certificata ad ogni tagliando dall’Agenzia per la coesione territoriale, con la nostra regione perenne fanalino di coda d’Italia. Adesso ci si mette anche la riproduzione dei pesci a ritardare la realizzazione dei progetti finanziati con il Fesr. Sì, avete capito bene: la riproduzione del ghiozzo e del vairone, per essere precisi. Ma andiamo con ordine.
La programmazione
Nel settennio 2014/2020 che si sta avviando verso la conclusione, il Programma operativo della nostra regione ha potuto beneficiare di 585,4 milioni di euro grazie al Fesr, salvo dirottarne una parte last minute - 121 milioni di euro - sul più flessibile Programma operativo complementare per non rischiare di dover dire addio a quei soldi.
Tra questi, la costruzione di una centrale idroelettrica al posto di un vecchio mulino ad acqua nel comune di Fabriano con l’obiettivo di creare una realtà aziendale di avanguardia tecnologica per il settore. «I lavori di istallazione della centrale non potranno iniziare prima del mese di luglio a causa della riproduzione primaverile-estiva maggio-giugno per ghiozzo e vairone», si legge nella motivazione per la richiesta di proroga del termine ultimo al 15 settembre. E pensare che l’intervento rientra nell’Asse 8, quello aggiuntivo per rilanciare le aree del sisma. Ma oltre a questo caso da teatro dell’assurdo, ci sono altri 21 interventi la cui realizzazione slitta in avanti (in certi casi fino al 30 novembre, in una corsa al cardiopalmo per non sforare la deadline del 31 dicembre) per varie motivazioni.
C’è ad esempio l’intervento “Completamento della Ciclovia Adriatica” che fa scalare il termine ultimo al 31 ottobre a causa delle «criticità nel reperimento delle materie prime», la «complessità delle operazioni di rendicontazione» e la «carenza di personale alle dipendenze dei Comuni». Criticità, queste ultime due, riscontrate anche in altri interventi. E, per quanto comprensibile, la cosa fa scattare un campanello d’allarme.
La programmazione europea 2021/2027 veicola nelle Marche oltre 1 miliardo di euro, a cui si aggiungono gli oltre 3 (e la cifra è destinata a salire) del Pnrr: come pensiamo di poter gestire quella mole di fondi a queste condizioni? Tra le altre motivazioni per i ritardi, i controlli ancora in corso, problemi delle ditte che stanno portando avanti i lavori (come nel caso dell’Iti waterfront di Ancona), l’attesa della fine della stagione balneare per i ripascimenti a sud del fiume Potenza. Poi c’è la motivazione sacrosanta per la richiesta di proroga al progetto di riqualificazione dei borghi nella strategia Snai dell’Appennino basso Pesarese Anconetano, ovvero «la serie di oggettive difficoltà tecnico-operative dovute agli eventi alluvionali del settembre 2022». Per il resto, si può fare molto di meglio.
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