Emendamento del Pd: «Basta gap per lo sviluppo: la Zes anche nelle Marche»

Emendamento del Pd: «Basta gap per lo sviluppo: la Zes anche nelle Marche»
Emendamento del Pd: «Basta gap per lo sviluppo: la Zes anche nelle Marche»
di Francesco Romi
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Venerdì 20 Ottobre 2023, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 07:24

ANCONA - Per ora è un emendamento, però ha il suo peso: nel decreto legge 124/2023, che istituisce dal 1° gennaio 2024, la Zes unica Mezzogiorno, “aggiungere al comma 2, in fine, le parole e Marche. Conseguentemente, all’articolo 16, comma 1, dopo le parole: della regione Abruzzo, aggiungere le seguenti: e della regione Marche”. Dietro la forma burocratica delle parole, c’è una richiesta – a firma dei deputati dem Augusto Curti e Irene Manzi - di aggiungere in extremis le Marche ad Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna. L’obiettivo è di allargare a 9 regioni la zona economica speciale che il ministro Fitto aveva presentato all’Europa nelle scorse settimane e che ne prevedeva 8.


La contraddizione


Gli emendamenti saranno oggetto di un incontro con Fitto, che dovrebbe svolgersi la prossima settimana e al quale – al momento - sono invitati solo i rappresentanti del centrodestra.

L’obiettivo, infatti, è di non uscire fuori dal seminato del Dl licenziato dal governo, per cui o le modifiche saranno minime e a costo zero, oppure si ripeterà quanto sta succedendo con la manovra di bilancio: sarà inemendabile per la maggioranza. Cosa succederà, dunque, a quell’emendamento sulle Marche presentato dal Pd e che - sia pure in linea generale - potrebbe avere un valore bipartisan se i parlamentari marchigiani del centrodestra non dovessero condividerlo? 


Abruzzo concorrente


Stare all’interno della Zes, strumento poco diffuso in Italia ma operativo in tutto il resto del mondo (ne sono attive 4.000), significa in soldoni benefici fiscali e finanziari, autorizzazioni veloci, semplificazioni amministrative. Non esserci, per le Marche, significa innanzitutto aprire un divario competitivo sempre più ampio con l’Abruzzo, in particolare in quei settori della manifattura che sono comuni alle due regioni. Non a caso, nelle scorse settimane, si erano alzate le voci di Paolo Marzialetti, presidente nazionale del settore cappello della Federazione TessiliVari, e di Valentino Fenni, leader dei calzaturieri del Fermano-Maceratese.

Senza contare che alcune aziende marchigiane sono pronte a investire in Abruzzo. L’eventuale aggiunta delle Marche, inoltre, sanerebbe l’anomalia solo formale che ha visto indicare dal presidente dell’Abruzzo, Marco Marsilio, il porto di Ancona come riferimento della Zes, perché l’unico – presente in una regione contigua - a soddisfare le caratteristiche volute dall’Europa. 


I confini


Se le Marche entrassero nella Zes unica del Mezzogiorno si darebbe risposta anche alla ragione principale per la quale Acquaroli non ha approfittato del gancio fornito dall’allora ministro per la coesione sociale Carfagna per chiedere l’istituzione della Zes Marche, magari insieme all’Abruzzo: le aree da perimetrare avevano piccole dimensioni e non avrebbero soddisfatto una richiesta che si annunciava significativa.

Il decreto del governo e la conseguente legge all’esame del Parlamento, che farà nascere la Zes unica del Mezzogiorno, aprono i benefici all’intero territorio regionale. Tutto in discesa? No, perché restano nubi sulla governance centralizzata della Zes unica, che potrebbe slittare a dopo le Europee del prossimo anno (se passa un altro degli emendamenti, ndr.). Il disegno strategico sotteso è di creare intorno allo scalo portuale dorico un sistema logistico integrato basato su una rete di strutture specializzate. E il polo intermodale di Ancona ha pochi uguali in Italia.
 

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