ANCONA Scarsità di risorse e personale che costringono i pazienti ad aspettare mesi per un intervento di protesi all’anca o al ginocchio. Ma anche la questione della sanità convenzionata, che consente visite specialistiche nelle Marche e operazioni chirurgiche nelle case di cura fuori dai confini regionali.
Per i direttori delle divisioni ospedaliere ed universitarie - specialisti in Ortopedia e Traumatologia di tutta la regione - sono questi i macro temi che si nascondono dietro i numeri allarmanti della mobilità passiva.
Ospedali pubblici oberati
Gli ospedali pubblici, scrivono i primari, «sono oberati di pazienti traumatizzati e non hanno lo spazio necessario, posti letto e sale operatorie, per poter ridurre i tempi di attesa di pazienti che attendono da mesi un intervento di protesi dell’anca e del ginocchio». E poi c’è la sanità convenzionata. «Professionisti, marchigiani e non, sono liberi di visitare nella nostra regione pazienti con patologie elettive ortopediche per poi “trasportarli” per l’esecuzione dell’intervento nelle tante case di cure Romagnole, semplicemente perché guadagnano di più e non certo perché non potrebbero eseguirlo nelle Marche. E poi ci viene chiesto di ridurre la mobilità passiva? Siamo realmente poco attrattivi?». Le firme in calce dei primari Agostinelli (Senigallia), Aucone (Fabriano), Battiato (Ascoli), Belletti (Civitanova), Di Matteo (San Benedetto), Lamponi (Fermo), Memè (Pesaro), Pascarella (Aoudm Ancona), Pasotti (Camerino), Pirchio (Urbino), Politano (Jesi), Procaccini (Macerata) e del professor Gigante (Aoudm Ancona).