FERMO - Dopo quasi due anni di attesa, Antonio ha avuto il tanto agognato responso: possiede tutti i requisiti per poter accedere al suicidio medicalmente assistito. A certificarlo sono gli esiti delle verifiche effettuate dalla Commissione medica istituita presso l’Asur, ma il lungo percorso ad ostacoli che si è parato davanti al 44enne del Fermano, tetraplegico dal 2014, non è ancora finito. Manca infatti il parere sul farmaco da utilizzare. Un impasse che si era verificato anche nei casi di Federico Carboni (conosciuto con il nome di fantasia Mario, il primo in Italia a morire, lo scorso 16 giugno, con la procedura del suicidio assistito) e Fabio Ridolfi, che per non aspettare i tempi biblici del sistema sanitario regionale, ha preferito percorrere la strada della sedazione profonda e continua fino alla morte. In assenza di tale passaggio, oggetto specifico sia della sentenza costituzionale su dj Fabo, sia dell’ordinanza del Tribunale di Fermo che aveva riconosciuto il dovere dell’Asur di procedere alle verifiche, il percorso subisce un’ulteriore battuta d’arresto.
L'attesa
«Questa attesa è molto lunga - la reazione di Antonio all’arrivo della documentazione -. È chiaro che ho i requisiti ma manca la parte di parere sul farmaco, che poi è uguale per tutti.