Chiede il suicidio assistito da 20 mesi: Antonio denuncia l’Asur per il ritardo. Ecco tutta storia

Il paziente marchigiano: "Iter fermo"

Chiede il suicidio assistito da 20 mesi: Antonio denuncia l’Asur per il ritardo. Ecco tuttla storia
Chiede il suicidio assistito da 20 mesi: Antonio denuncia l’Asur per il ritardo. Ecco tuttla storia
di Chiara Morini
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Venerdì 1 Luglio 2022, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 18:17

FERMO -  “Antonio”, 44 anni, paziente marchigiano tetraplegico dal 2014, assistito dal collegio legale dell’Associazione Luca Coscioni, prosegue nella sua battaglia di principio e ha presentato una nuova denuncia nei confronti dell’Asur: dopo 20 mesi dalla sua richiesta di accesso al suicidio assistito e dopo tre mesi dalla conclusione di tutte le visite mediche previste, Antonio è, infatti, ancora in attesa di una risposta definitiva della azienda sanitaria regionale che stenta ad arrivare.

 
Il ricorso 
La nuova azione legale arriva a seguito della diffida ad adempiere indirizzata all’ASUR Marche lo scorso 6 maggio, a cui la stessa Asur, secondo i ricorrenti, non ha fatto seguito.

Dalla data dell’invio della richiesta di suicidio assistito (2 ottobre 2020) ad oggi, Antonio ha presentato due diffide e due denunce verso la Azienda Sanitaria delle Marche, oltre ad una lettera di messa in mora e diffida ad adempiere al ministro della Salute, Roberto Speranza e alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia.


L’ordinanza 
Inoltre Antonio ha ottenuto un’ordinanza del tribunale di Fermo a seguito del procedimento d’urgenza instaurato contro l’Asur Marche. L’Azienda sanitaria è stata infatti obbligata a procedere alla verifica delle condizioni e all’individuazione delle modalità di autosomministrazione e del farmaco. Le verifiche sono state effettuate e si sono concluse il 4 aprile. «È inaccettabile che dopo quasi tre mesi dal completamento delle verifiche, ancora nessuna comunicazione è stata trasmessa ad Antonio che continua ad attendere risposte, ormai da anni», hanno dichiarato Filomena Gallo e Francesca Re dell’associazione Luca Coscioni insieme a Giordano Gagliardini, co-difensori di Antonio. «Nonostante il precedente storico di “Mario”, Federico Carboni, abbia dimostrato che l’accesso al suicidio medicalmente assistito è possibile e segue un iter preciso, i ritardi e le inadempienze della Asur continuano. Inoltre, abbiamo appreso per le vie brevi dal Comitato Etico Regionale delle Marche, che i pareri all’Azienda sanitaria regionale Marche sono stati completati ed inviati il 16 giugno scorso. Nonostante questo, l’azienda sanitaria non informa Antonio sugli esiti dei pareri.   Continui ritardi che contribuiscono all’aggravamento delle sofferenze dei malati».
I tempi certi
«La storia di Antonio - conclude Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni - dimostra come sia fondamentale prevedere tempi certi nell’ambito del percorso di morte assistita, passaggio che la legge oggi in discussione in Parlamento neppure menziona. In assenza dei dovuti emendamenti migliorativi, che con l’Associazione Coscioni abbiamo proposto per una buona legge sul fine vita, l’attuale testo farebbe fare un passo indietro rispetto ai diritti conquistati insieme a tanti malati e recentemente applicati grazie al coraggio di “Mario”, Federico Carboni».

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